Tre nomi, una leggenda

Niki LaudaTre nomi per un’unica leggendaria epopea. La leggenda è l’età d’oro della Formula 1, quella della seconda metà degli Anni Settanta e i tre protagonisti sono Niki Lauda, James Hunt e Clay Regazzoni. Tre uomini, tre grandi piloti che le corse automobilistiche mai più avranno, in un’era fatta ormai di pit-stop, kers e DRS, dove l’abilità del pilota non è più elemento essenziale per vincere la corsa: un’epoca, quella odierna, dove la tecnologia la fa da padrone, dove la velocità nel cambiare gli pneumatici e un alettone danneggiato ha sostituito le curve affrontate con le sbandate controllate alla maniera di Tazio Nuvolari e i duelli testa a testa, come quello leggendario di Gilles Villeneuve e René Aronux. E così queste rivalità adrenaliniche possono rivivere solo nei vecchi filmati o in film, come in Rush, che ha riportato nei cinema di tutto il mondo la sfida per eccellenza di tutti i tempi, quella tra Lauda e Hunt, rivali già nelle categorie minori, prima che entrambi approdassero nella Formula 1. Niki, assieme a Clay, correrà per il Cavallino Rampante, James per la McLaren. Rivalità vera, sincera, fatta di sorpassi e adrenalina pura, in curve percorse a cento e più chilometri orari e in rettilinei supersonici.

lauda_hunt_regazzoniUna tempra ed un carisma d’altri tempi, che raramente vediamo nei piloti di oggi. Giorni interi passati con i meccanici all’interno dei box, ore e ore di test nei circuiti per spremere ogni cavallo possibile dai motori della propria monoposto. E le scintille si videro fin dalle prime gare. Lauda approda in Ferrari nel 1974 e già l’anno dopo si aggiudica il suo primo mondiale: è seguito da Ermerson Fittipaldi e Carlos Reutemann; Hunt arriva quarto e Regazzoni subito dopo, con il quinto piazzamento. Inizia il 1976, con la rivalità tra i due principali protagonisti alle stelle: Niki vuole il bis, James raggiungere la vetta. I primi risultati sono altalenanti, con podi (e vittorie) raggiunti dai due Ferraristi (Lauda e Regazzoni) e da Hunt. Ma quel mondiale 1976, il 1° agosto, poteva concludersi in una tragedia. Al Gran Premio di Germania sul circuito del Nurburgring, al secondo giro, la Ferrari di Niki Lauda esce di pista, trasformandosi in una palla di fuoco di 800 gradi: grazie al tempismo di quattro piloti, che si fermarono ai margini della pista (Arturio Merzario, Harald Hertl, Guy Edwards e Brett Lunger), Lauda fu strappato alle fiamme, riportando gravi ustioni al volto che lo segneranno per sempre.

Clay RagazzoniDopo una dura lotta tra la vita e la morte durata diversi giorni, e dopo appena un mese dal tragico incidente, tra lo sgomento generale e l’ammirazione degli altri piloti, Niki, il 12 settembre 1976, al Gran Premio di Monza tornò alla guida di una Ferrari: attraverso il sottocasco, attorno agli occhi, si notavano ancora gli esiti delle gravi ustioni riportate. Nonostante le gravi ferite, Lauda arrivò quinto sul traguardo. Per il restante 1976, il mondiale fu deciso soltanto all’ultima gara, in Giappone: sotto una pioggia battente, Niki Lauda si ritira, dichiarando di non voler correre con la pista inondata dalla pioggia incessante; il suo rivale per il titolo James Hunt, invece, prosegue, classificandosi terzo, un piazzamento che gli consente di “soffiare” il mondiale a Lauda per un punto.

James HuntDopo quel tragico 1976, Niki Lauda riuscì a vincere altri due campionati di Formula 1 (nel 1977 su Ferrari e nel 1984 su McLaren), prima di ritirarsi ufficialmente dal mondo delle corse. James Hunt, invece, si ritirò dalle competizioni nel 1978, dopo che le vetture su cui correva avevano perso la loro competitività: negli anni, diventerà un apprezzatissimo commentatore di gare automobilistiche, fino al 15 giugno 1993 quando, a soli 45 anni, morì per un infarto. Clay Regazzoni, infine, fu costretto al ritiro per un brutto incidente nel 1980, che lo rese paraplegico. Non abbandonò del tutto il mondo delle corse, correndo in gare di rally su vetture appositamente modificate: morì il 15 dicembre 2006, all’età di 67 anni, in un incidente stradale.

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