Angelo Bastiani, il Diavolo zoppo

Angelo Bastiani“Angelo Bastiani, il soldato d’Africa che da Sergente a Capitano ha guadagnato i galloni sul campo in combattimenti testimoniati da una Medaglia d’Oro, sei d’Argento e non sappiamo quante altre minori e che ha lasciato brandelli di carne su ambe e dirupi, è una delle più leggendarie figure di Eroi che onorano la Patria. Comandante di bande indigene, le sue gesta hanno creato la leggenda del “Diavolo zoppo”, nella primitiva ma realistica immaginazione delle truppe di colore, che di coraggio se ne intendono, e i capi li misurano solo con questo metro”. Questo il profilo tracciato su Mal d’Africa, supplemento del 4 novembre 1950 del settimanale Asso di bastoni, diretto da Pietro Caporilli di Angelo Sante Bastiani, militare originario di Licciana Nardi, in provincia di Massa Carrara, impegnato nella campagna d’Etiopia, dove si distinse, con il grado di Caporalmaggiore, alla battaglia di Mai Ceu, del 31 marzo 1936, l’ultimo grande scontro armato tra le forze italiane comandante da Pietro Badoglio e la Guardia Imperiale di Hailé Selassié.

Gondar: l'onore delle armiDestinato a rimanere in Africa Orientale, promosso nel 1937 al grado di Sergente, gli venne affidato il comando di una banda composta quasi esclusivamente da soldati indigeni, che da quel momento porterà il nome di Banda Bastiani. Ma fu con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che Angelo Bastiani dimostrò tutto il suo valore: nominato per meriti di guerra prima a Sergente Maggiore, nel 1940, e poi a Sottotenente, nel 1941, rimase alla testa dei suoi uomini fino alla battaglia finale di Gondar, del giugno-novembre 1941, dove, durante un furioso contrattacco all’arma bianca, riuscì a rioccupare delle importanti posizioni precedentemente perdute dalle forze italiane. Lo scontro, avvenuto in località Uolchefit, riscosse l’ammirazione delle forze inglesi assedianti, tanto da concedere, dopo ben 165 giorni di dura lotta, l’onore delle armi agli ultimi soldati ancora in vita. Era il 28 settembre 1941 e la caduta di Uolchefit permise ai soldati di Sua Maestà di completare l’accerchiamento della ridotta di Gondar, che resisterà per un altro mese, fino al 23 novembre.

Angelo Bastiani e la sua bandaFu durante la battaglia di Uolchefit che venne conferita ad Angelo Bastiani la Medaglia d’Oro al Valor Militare: “Comandante ed unico nazionale di banda irregolare intestata al suo nome compiva leggendarie gesta di valore, di capacità e di sublimi eroismi, scrivendo col sangue fulgide, gloriose pagine nella storia dei reparti coloniali. Strenuo difensore di Uolchefit prendeva parte a tutte le epiche imprese di quel glorioso baluardo gondarino, affrontando alla testa dei suoi gregari i più duri cimenti, compiendo i più epici eroismi, sfidando continuamente la morte in una serie di ardimentosi combattimenti che lo imponevano all’ammirazione nemica. Nell’azione di Passo Cinà contro potente agguerrita formazione, incurante del pericolo della morte che derivava da una grossa taglia già posta sul suo capo, nascondeva le gravi condizioni di salute in cui trovavasi per sopravvenute gravi infermità ed elevato stato febbrile, aggravato da quattro ferite di guerra non ancora rimarginate e sdegnava il ricovero in ospedale per condurre ancora una volta i suoi valorosi gregari alla durissima prova ed alla vittoria. Incuneatosi abilmente nello schieramento nemico, con leggendaria temerarietà e sfidando rischi e pericoli mortali piombava di sorpresa, fulmineo e travolgente, sul posto di comando avversario, catturando personalmente il Ras comandante ed annientando in furiosi prolungati corpo a corpo la fortissima schiera che lo circondava. Facendo tacere con indomita forza dello spirito, le sue gravi condizioni fisiche, guidando ancora con irrefrenabile slancio a successivi cruenti assalti all’arma bianca i suoi prodi, catturava larga messe di prigionieri, di materiali, di armi e munizioni e determinava il crollo politico-militare della resistenza nemica, riconfermando le sue preclari virtù di intrepido soldato e di comandante valoroso. Passo Cinà, Africa Orientale, Uolchefit dell’Amara, 22 giugno 1941″.

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