L’eroica impresa del Calatafimi

Calatafimi“All’alba del giorno 13, unità della nostra Marina si scontravano con una formazione navale nemica composta di incrociatori e siluranti. Ne è seguito un combattimento durante il quale sono entrate in azione anche le difese costiere della Regia Marina. La Torpediniera Calatafimi ha colpito con siluri due grossi cacciatorpediniere, uno dei quali è affondato. Località della riviera ligure sono state colpite dal tiro delle navi nemiche. Si contano alcuni morti e feriti tra la popolazione civile”. Così riportava il Bollettino di Guerra n. 4 del Quartier Generale delle Forze Armate pochi giorni dopo l’ingresso dell’Italia in quello che sarà ricordato come il secondo conflitto mondiale. Tutto aveva avuto inizio la sera del 13 giugno 1940, quando una piccola formazione italiana, composta dalla Torpediniera Calatafimi e dal Posamine Elbano Gasperi lasciarono il Porto di La Spezia per compiere una missione per la posa di sbarramenti navali tra le città liguri di Savona e Genova. Tutto procedette tranquillamente fino alla mattina presto, quando la vedetta del Calatafimi avvistò, all’orizzonte, alcuni alberi appartenenti a navi inizialmente non identificate. Fu il comandante della Torpediniera, il Tenente di Vascello Giuseppe Brignole, ad identificare le unità come cacciatorpediniere francesi. Informata Supermarina, da Roma ordinarono al Posamine Gasperi di dirigersi immediatamente sottocosta e rientrare in porto, mentre Brignole, sfruttando l’alba, avrebbe dovuto avvicinarsi a tutta velocità e attaccare con tutte le armi di bordo le navi francesi: ancora nessuno sapeva che si trattava di parte della Terza Divisione Incrociatori, che avrebbe dovuto bombardare le infrastrutture e il porto di Genova il 14 giugno, causando nove morti e una trentina di feriti.

RN_Calatafimi5Giunti più vicini, il Tenente di Vascello Brignole e i suoi uomini si resero conto di trovarsi di fronte gli Incrociatori Pesanti Dupleix e Colbert, scortati dai Cacciatorpediniere Vautour, Albatros, Guepard, Valmy e Verdun: l’equipaggio della piccola unità italiana non si perse d’animo e puntò dritta sugli incrociatori, iniziando le fasi di caricamento e puntamento dei tubi lanciasiluri. Nel frattempo, i Francesi iniziarono ad aprire il fuoco contro Vado Ligure e Genova con le artiglierie di bordo e solo a questo punto il Comandante Brignole ruppe gli indugi aprendo il fuoco con o quattro cannoni di bordo da 102/45. Così ricorda l’azione il Corriere della Sera del 16 giugno 1940: “Anche i pezzi della Calatafimi hanno aperto il fuoco. Fuoco celere. Ma si è già a una distanza utile per i siluri, 3200 metri, e il Comandante, pur facendo correre le macchine a tutta forza, accosta a dritta, accosta a sinistra, zig zag, zig zag, per mandare all’aria i calcoli di punteria del nemico, studia l’angolo e fa dar fuori due siluri. Si sta in ascolto con il cuore sospeso. Ma lo scoppio non avviene. Anche le navi avversarie manovrano e sparano, accidenti come sparano. Sono solo le quattro siluranti a sparare, le navi più grosse stanno dirigendo il fuoco sulla costa, tranquille, si vede, fiduciose che basteranno i quattro grossi caccia a tenere a bada il ragazzino temerario. La Calatafimi continua a guizzare di qua e di là nella fontana degli scoppi che rovesciano torrenti d’acqua sulla coperta. La gente è esaltata, eccitata”. Brignole ordinò altre repentine e continue accostate e, portatosi ancora più vicino, fece lanciare altri due siluri, anche questi purtroppo non a segno: le batterie costiere, intanto, colpirono il Cacciatorpediniere Albatros, danneggiandolo seriamente, cosa che impressionò enormemente i Francesi, soprattutto per l’inattesa reazione italiana, che si ritirarono rapidamente dallo scontro.

Equipaggio CalatafimiAnche la Torpediniera Calatafimi ruppe, poco dopo, il contatto, entrando nel Porto di Genova innalzando, come ricorda sempre il Corriere della Sera, “il Gran Pavese per celebrare la vittoria: nuda, sottile, succinta, i salvagente messi ad asciugare sulle ringhiere, senz’altri segni della battaglia che qualche sgraffio di scheggia e tutti i vetri degli oblò in pezzi. Ma la Calatafimi riprende immediatamente servizio: rifatto il pieno, per così dire, dei proietti e dei siluri, salperà di nuovo per il mare. Di nuovo le vedette in agguato e metà della gente al posto di combattimento”. A Brignole venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare: “Comandante di Torpediniera di scorta ad un Posamine, avvistata una formazione di numerosi incrociatori e siluranti nemici che si dirigevano per azione di bombardamento di importanti centri costieri, ordinava al posamine di prendere il ridosso della costa ed attaccava l’avversario affrontando decisamente la palese impari lotta. Fatto segno ad intensa reazione, manovrava con serenità e perizia attaccando fino a breve distanza con il siluro e con il cannone le unità nemiche. La sua azione decisa ed i danni subiti dalle forze navali avversarie costringevano queste a ritirarsi. Esempio di sereno ardimento, di sprezzo del pericolo, di consapevole spirito di assoluta dedizione alla Patria. Mare Ligure, 14 giugno 1940″.

Lascia un commento