Gli Italiani nella Guerra di Secessione americana

Guerra di SecessioneAll’inizio della Guerra di Secessione, si calcola che quasi 11.000 Americani avevano dichiarato di essere nati in Italia: la maggior parte di loro, erano sbarcati a New York per ricongiungersi con connazionali e familiari precedentemente approdati sul continente americano. Per quanto riguarda gli Italiani che combatterono tra le file dell’Unione, fonti provenienti dagli archivi sulla Guerra di Secessione presenti in America, indicano che gli Italiani servirono in vari reggimenti del Nord. Nel maggio 1861, però, si formarono due distinte unità costituite prevalentemente di emigranti italiani: la Italian Legion, che sulla bandiera americana portava un fiocco tricolore e la scritta Vincere o morire!, ed il  39° New York Volunteer Infantry, soprannominato Garibaldi Guards, che usava la stessa bandiera italiana adoperata da Giuseppe Garibaldi nel 1848 in Lombardia e nel 1849 a Roma. Le Garibaldi Guards, dai vari rapporti che sono pervenuti fino ai nostri giorni dai campi di battaglia, sappiamo che portavano una camicia di lana rossa come quella dei Garibaldini, un cappotto e pantaloni blu con strisce rosse e, ovviamente, l’immancabile tradizionale berretto piumato dei Bersaglieri. Il 39° New York Volunteer Infantry si formò a New York il 27 maggio 1861, sotto il comando del Colonnello Frederick George D’Utassy ed entrò in servizio attivo a Washington il 6 giugno 1861, dove vi rimase fino al 13 luglio, per essere aggregato all’Armata del Northeastern Virginia. Inizialmente, il 39° New York Volunteer Infantry era costituito da una compagnia di Italiani, la A, una compagnia di Svizzeri, una di Spagnoli e Portoghesi, tre di Francesi, tre di Tedeschi e tre di Ungheresi.

39° New York Volunteer InfantryA causa della durata della guerra, e delle centinaia di migliaia di morti, il 31 maggio 1863, il 39° New York Volunteer Infantry fu consolidato in quattro compagnie (denominate semplicemente A, B, C, e D); a dicembre furono formate anche le compagnie E, F, G e H, mentre nel gennaio 1864, si costituirono anche le compagnie I e K. Il 12 giugno 1865, il 39° New York Volunteer Infantry fu sciolto e i soldati che non potevano, o non volevano essere congedati, furono trasferiti al 185° Ohio Volunteer Infantry del Colonnello John Cummins. Durante il servizio, il 39° New York Volunteer Infantry perse nove ufficiali, 269 soldati e 278 aggregati (dei quali un ufficiale e 99 soldati morirono nella mani del nemico). Anche Giuseppe Garibaldi si convincerà dei propositi abolizionisti degli Stati del Nord e scriverà, il 6 agosto 1863, la seguente lettera al Presidente Abramo Lincoln: “Nella nebbia dei suoi titanici sforzi, mi permetta, come un altro tra i liberi figli di Colombo, di mandarle una parola di saluto e ammirazione per il grande lavoro che ha iniziato. I posteri la chiameranno il grande emancipatore, un titolo più invidiabile di quello che può essere qualsiasi corona e più grande di qualsiasi tesoro mondano. Lei è un vero erede degli insegnamenti che ci ha dato il Cristo e John Brown. Se un’intera razza di essere umani, soggiogati in schiavitù dall’egoismo umano, sono stati riportati alla dignità umana, alla civiltà e all’amore umano, questo è per quello che sta facendo e al prezzo delle più nobili vite in America. È l’America, lo stesso Paese che ha insegnato la libertà ai nostri avi, che ora apre un’altra solenne epoca di progressi umani. E mentre il suo tremendo coraggio lascia attonito il mondo, noi ci ricordiamo con tristezza come questa vecchia Europa, che può anche vantare una grande causa di libertà per la quale combattere, non ha trovato la mente o il cuore per eguagliarla”. Purtroppo, nonostante gli Italiani i fossero corsi in aiuto alle truppe dell’Unione, ve ne furono alcuni che vennero sacrificati e uccisi da ufficiali americani. In particolare, nel 1863, Giovanni Falaci e Giuseppe Rionese, effettivi del 118° Pennsylvania Infantry Volunteer Regiment, furono condannati a morti dopo un processo fittizio per dare un esempio a chi aveva intenzione di disertare. Erano innocenti, ma, come accadrà durante le decimazioni nel primo conflitto mondiale, vennero scelti a caso e fatti arrestare cinque soldati che non parlavano inglese, e quindi non in grado di potersi difendere di fronte alla corte marziale e alle accuse inventate: Giovanni Falaci e Giuseppe Rionese vennero così fucilati il 29 agosto 1863, assieme a George Kuhne, originario di Hannover, e a Charles Walter e Emil Lai, entrambi della Prussia.

Parata del 39° New York Volunteer InfantryTra gli Stati del Sud, il porto principale di approdo per gli emigranti italiani era quello di New Orleans, in Louisiana, e molti sbarcarono in quella città. I nostri connazionali erano presenti in tutti i reggimenti costituiti dalla Confederazione e molti soldati italiani furono impegnati in diverse battaglie, tra le quali First Bull Run, Cross Keys, North Anna, Bristoe Station, Po River, Petersburg, solo per indicare quelle più importanti. Una parte importante di questi soldati italiani furono arruolati tra i ranghi del disciolto Esercito delle Due Sicilie, reclutati con il benestare del Governo Piemontese che cercava di liberarsi del considerevole numero di prigionieri rimasti in custodia dopo la guerra con i Borboni. Per quanto riguarda lo Stato della Louisiana, furono reclutati circa 640 uomini nel 6° Reggimento delle European Brigade, il Battaglione Italian Guards ed il 5° Reggimento Cazadores Espanoles, di cui faceva parte la Garibaldi Legion (in seguito, nel 1862, il nome Garibaldi fu eliminato in seguito alle proteste degli ex soldati borbonici, poco entusiasti nel combattere in un reparto che portava il nome di colui che li aveva sconfitti). Inoltre, la Compagnia I del 10° Reggimento Fanteria della Louisiana era esclusivamente composta da ex soldati borbonici ed altri furono arruolati nella Compagnia F del 22° Reggimento Fanteria. Altri soldati italiani erano sparsi per quasi tutti i trenta reggimenti della Louisiana e molti di loro passavano da un reparto all’altro in seguito a scioglimenti di reparti e al formarsi di nuovi. Alla resa delle truppe confederate, il Generale Kirby Smith bruciò tutti gli incartamenti del 22° Infantry Regiment e, pertanto, non sono stati conservati documenti ufficiali. Ci sono però le prove del viaggio di ritorno in Italia di nove ex soldati borbonici che avevano combattuto con il 22° Infantry Regiment.

Garibaldi GuardsE alla fine della guerra civile americana, risultarono anche due Italiani decorati della Medaglia d’Onore del Congresso, la massima onorificenza conferita dal Governo di Washington. Il Conte Luigi Palma di Cesnola, nato a Rivarolo Canavese nel 1832, dopo aver prestato servizio nel 4° Reggimento Fanteria della Brigata Piemonte combattendo nel 1848-1849, partì intorno al 1860-1861 alla volta degli Stati Uniti: approdato a New York, costituì la War School of Italian Army, dove addestrava i giovani ufficiali dell’Unione. Allo scoppio del conflitto, nel febbraio 1862 decise di arruolarsi nel 4° Reggimento di Cavalleria di New York dell’Armata del Potomac, con il grado di Colonnello. Partecipò alla Battaglia di Brandy Station e nel giugno 1863 a quella di Aldie, in Virginia, dove venne fatto prigioniero dall’Esercito Confederato. Trattenuto prigioniero fino al 1864 e in seguito liberato dopo uno scambio di prigionieri, prese parte l’11-12 giugno 1864 alla Battaglia di Trevilian Station. Congedato il 4 settembre, fu nominato il 25 dicembre 1865 Console degli Stati Uniti a Cipro. Il Colonnello Thomas Hyde, invece, era originario di Firenze, dove era nato nel 1841 e, dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, prestò servizio nel 7° Maine Infantry Volunteer Regiment. Promosso Tenente Colonnello nel 1863, durante la Guerra di Secessione partecipò alla seconda Battaglia di Bull Run del 28-30 agosto 1862, alla Battaglia di Antietam del 17 settembre 1862 (dove, per le sue azioni in combattimento, venne insignito della Medaglia d’Onore del Congresso) e alla Battaglia di Gettysburg del 1-3 luglio 1863. Nominato nel 1866 Brigadier Generale, dal 1873 venne nominato Senatore al Congresso per lo Stato del Maine.

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