2 marzo 1918, la fine del Distaccamento di Foppa

Li conoscono bene, la gente di montagna, i pericoli sempre in agguato. Dirupi, burroni, valanghe di neve, lastre di ghiaccio che si staccano all’improvviso sotto un piede spesso inesperto. Ma anche chi è avvezzo a certi pericoli, sa di non sottovalutarli mai. La morte, in montagna, specialmente sotto la neve, può cogliere in qualsiasi istante, improvvisa, silenziosa. E così accadde anche più di cento anni fa, mentre l’Italia era in guerra già da tre anni contro l’Impero Asburgico e lungo il Piave i fanti cadevano a migliaia davanti ai reticolati e sotto i bombardamenti dell’artiglieria. Quel marzo 1918 era particolarmente gelido, nevicava da parecchi giorni e a Dosso del Liro, piccolo comune oggi in provincia di Como, aveva sede un Distaccamento di Fiamme Gialle, uomini della Guardia di Finanza comandati a vigilare sui confini italiani, a poche centinaia di metri dalla neutrale Svizzera. Li comandava un sottufficiale di origini siciliane, il Brigadiere Agostino Magro, originario di Agrigento, dove era nato nel 1890. E dalla sua amata Sicilia, era finito tra le montagne e le cime della Val Solda, sul Lago di Como. Effettivo alla Legione della Guardia di Finanza di Milano, di tanto in tanto, con pochi uomini, si recava alla piccola Caserma di Foppa, a circa 1200 metri di quota sopra il centro abitato di Dosso del Liro, per presidiare quel confine sempre più soggetto alle scorribande di trafficanti e contrabbandieri.

Quel 2 marzo 1918, nonostante le incessanti nevicate e la poca visibilità, il presidio dei Finanzieri era occupato come sempre. Da valle, il Brigadiere Magro cercò di far salire alcune pattuglie per il cambio del distaccamento presente, considerando che i viveri scarseggiavano e per il freddo intenso si rendeva assolutamente necessario il cambio. Ma la neve alta diversi metri non permise al Distaccamento di Foppa di essere raggiunto, fatto che fu la salvezza delle pattuglie inviate dalla valle. Verso le ore 15.00, infatti, tutta la montana tremò improvvisamente: un’enorme valanga si era staccata dalla sommità, schiantandosi contro la piccola caserma in pietra, radendola al suolo e comprendola con il suo bianco manto. Ma sotto di essa, si stava consumando la tragedia di nove uomini: quando giunsero i soccorsi, scalando macerie, neve instabile e lastre di ghiaccio, essi lottarono contro il tempo per trarre fuori i superstiti. Purtroppo, solo due Guardie di Finanza, Pietro Nicolai e Giuseppe Principe, furono estratti ancora vivi, con qualche escoriazione e contusione sul corpo. Ma vivi. Il Brigadiere Magro, invece, non sopravvisse. Così come trovarono la morte sotto la neve, i Finanzieri Ugo Cacioli, Emilio Feltrinelli, Martino De Ambrogi, Gelardo Mancini, Calogero Falsone e Enrico Bonaconsa, unitamente a due abitanti del luogo, Giuseppe e Luigi Pisolo, che avevano l’incarico di rifornire di viveri ed equipaggiamenti il presidio.

I corpi dei caduti furono recuperati non senza difficoltà, trasportati a valle per centinaia di metri dalla furia della natura: il Distaccamento di Foppa non esisteva più, e mai più esisterà. Ancora oggi, dove un tempo si ergeva la piccola casermetta della Regia Guardia di Finanza è rimasto solo un piccolo perimetro di pietre, un tempo le pareti e i muri distrutti in quel marzo 1918. Ai funerali che si celebrarono qualche giorno dopo, partecipò tutta la cittadinanza di Dosso del Liro, che ormai aveva adottato quei militari provenienti da regioni distanti centinaia di chilometri. Ma anche i commilitoni del Brigadiere Magro e dei suoi uomini non li dimentricheranno mai più: già dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, fu eretto un cippo in pietra a perenne ricordo della tragedia e dei caduti, mentre ogni anno, Finanzieri in servizio e in congedo, si riuniscono per commemorare con una piccola cerimonia quelle Fiamme Gialle che, sebbene non caddero per cause belliche sul Piave o sul Grappa, trovarono la morte durante l’espletamento dei loro compiti di vigilanza lungo i confini.

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