Gli idrovolanti della SAI di Passignano sul Trasimeno

Società Aeronautica ItalianaLa Grande Guerra, primo conflitto meccanizzato del Novecento ma al tempo stesso l’ultimo dell’epopea ottocentesca, delle cariche a cavallo a sciabola sguainata, ma combattuta con nuove e micidiali armi, come la mitragliatrice, il carro armato, il sommergibile, i gas tossici e gli aeroplani, fu la prima che venne combattuta anche “internamente”: a centinaia di chilometri di distanza dalle trincee del Carso e dell’Isonzo o dai ghiacciai dell’Adamello e del Cevedale, in un piccolo comune dell’Umbria, il Regio Esercito Italiano dava avvio ad un ambizioso progetto aeronautico, che negli anni e nei decenni futuri avrebbe scritto pagine gloriose per l’Arma Azzurra. Ed ecco che, dal 1916, sulle sponde di uno dei più bei laghi del Centro Italia, veniva istituita la prima scuola italiana per piloti di idrovolanti. Scrive a proposito il Capitano Pilota Filippo Peviani: “Vado ad osservare meglio gli apparecchi sui quali volerò. Sono tutti tipo Lönher, copiati da idrovolanti conquistati all’Austria e costruiti in Italia. Gli scafi dei Lönher erano davvero resistenti. All’ammaraggio, qualche volta incredibile, gli apparecchi rimbalzavano sull’acqua fino ad altezze impreviste e piombavano poi giù, scassandosi o no, a seconda della protezione dell’angelo custode di ciascun allievo”. Era un’aeronautica che muoveva i suoi primi incerti passi, con gli apparecchi costruiti e realizzati per lo più in legno e tela, dove all’abilità del pilota doveva unirsi una buona dose di coraggio e di fortuna.

Trasvolata del DecennaleDalla scuola di Passignano sul Trasimeno uscirono piloti del calibro di Raoul Lampugnani, che comandò durante il conflitto numerose squadriglie aeree sul fronte isontino, prestando servizio anche nella 6a Squadriglia Neuport agli ordini di Francesco Baracca, e Anselmo Cesaroni, ideatore dell’aeroporto di Castiglione del Lago, dove venne realizzato un idroscalo di maggiori dimensioni per sopperire alla carenza di spazi di Passignano. Un nuovo sviluppo iniziò nel 1922, quando per un’intuizione dell’Ingegnere Angelo Ambrosini, venne creata la SAI, Società Aeronautica Italiana, che darà un’ottima prova di sé stessa, collaborando con la Regia Aeronautica nello studio e nella progettazione di numerosi progetti e prototipi, tra cui il SAI Ambrosini SS-4: il prototipo si schiantò in un fatale atterraggio nei pressi di Castiglione del Lago l’8 marzo 1939, causando la morte di Ambrogio Colombo, pilota collaudatore e istruttore del Nucleo di Alta Acrobazia della Regia Aeronautica, precursore delle odierne Frecce Tricolori. Ma il punto di svolta della scuola della piccola cittadina umbra si ebbe con l’epoca delle grandi trasvolate di Italo Baldo, a cavallo tra la fine degli Anni Venti e l’inizio degli Anni Trenta: alle crociere aviatorie del Mediterraneo Occidentale (1928) e del Mediterraneo Orientale (1929) e a quelle transatlantiche Italia-Brasile (dicembre 1930-gennaio 1931) e del Decennale, alla volta di Chicago e New York (luglio-agosto 1933), vi presero parte numerosi piloti che si brevettarono proprio a Passignano sul Trasimeno.

SAI Ambrosini SS4Per la SAI, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale vide una frenetica attività ingegneristica, ma anche di tragedie: il 18 luglio 1941, durante un volo di prova del SAI 107, un caccia monoposto, trovò la morte Arturo Ferrarin, uno dei più valenti e capaci piloti collaudatori italiani. Altri progetti che uscirono dalle fabbriche dell’Ingegnere Ambrosini, furono anche i caccia SAI 207 e il SAI 403 Dardo, molto apprezzato anche dalla Germania e dal Giappone. Eppure, con quasi cento anni di storia, oggi i locali della Società Aeronautica Italiana di Passignano sul Trasimeno giacciono semi abbandonati, cadenti e dimenticati. Un progetto di recupero sembra si sia arenato tra la burocrazia e i sempre più crescenti costi di bonifica, dovuti alla presenza di numerose coperture in amianto. Oggi, resta soltanto la memoria dei pochi abitanti del piccolo comune, che da bambini vedevano decollare gli idrovolanti ai comandi di piloti coraggiosi, increspando il Lago Trasimeno e librandosi in aria. Anche la targa marmorea posta dagli ex allievi rischia di venir giù per le numerose crepe che si stanno aprendo lentamente per la mancanza di manutenzione: e con essa, se dovesse staccarsi, andrebbe persa una delle pagine più belle e gloriose della nostra aeronautica.

2 thoughts on “Gli idrovolanti della SAI di Passignano sul Trasimeno

    • Le informazioni sappiamo dove prenderle e reperirle, grazie ad un attento e scrupoloso lavoro tra archivi, diari e notizie di giornale, ma anche testimonianze raccolte sul posto. Le stesse che, evidentemente, mancano a lei!

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