Ricordati di un amico, ricordati di Chico

Chico Mendes“Ricordati di un amico, morto per gli Indios e la foresta, ricordati di Chico” cantavano i Nomadi nell’ormai lontano 1991. Chico Mendes, al secolo Francisco Alves Mendes Filho ha legato il suo nome, durante gli Anni Settanta e Ottanta, alla battaglia contro la deforestazione selvaggia della Foresta Amazzonica, opera dei grandi proprietari terrieri, di industriali dell’alta finanza mondiale e dei narcotrafficanti sudamericani. Nato nel 1944 a Xapuri, ha passato buona parte della sua giovinezza nelle piantagioni di caucciù: e fu proprio durante il suo quotidiano lavoro, che iniziò il suo avvicinamento al movimento socialista dei contadini che lottavano per turni meno massacranti, a maggiori rivendicazioni sindacali e per la protezione del polmone verde del Brasile, la Foresta Amazzonica, sempre più minacciata da multinazionali prive di scrupoli, che avevano (e hanno) nei grandi proprietari terrieri e nei latifondisti i loro “scagnozzi”. All’inizio del 1980, assieme ai suoi grandi amici e compagni di lotta José Ibrahim e Luiz Inacio Lula Da Silva, poi futuro Presidente, dava vita al Partido dos Trabalhadores, nuova formazione politica che raccoglieva la grande maggioranza dei lavoratori rurali. Ma l’attivismo di Chico Mendes andava ben oltre Xapuri, di cui ne divenne sindaco, oltrepassando gli stessi confini fisici e politici della sua Nazione: nel 1987, guidando una delegazione delle Nazioni Unite, denunciò al mondo intero gli interessi delle grandi compagnie finanziarie americane, che promuovevano un disboscamento selvaggio, causando irrimediabili danni ecologici all’ecosistema, una cronica disoccupazione e perdita di lavoro per i seringueiros, gli estrattori di caucciù, ed un esodo forzato degli Indios della foresta.

Chico Mendes“All’inizio ero convinto di lottare per salvare gli alberi della gomma, poi sapevo di cercare di salvare la Foresta Amazzonica. Ora ho capito che con le mie azioni sto cercando di salvare l’umanità”. Questo amava ripetere Chico Mendes a chi gli chiedeva se avesse paura di possibili ritorsioni da parte dei latifondisti sempre più scontenti della sua politica a favore dei contadini: venne anche incriminato e accusato dell’omicidio di un leader sindacale avversario con prove artificiose e false costruite ad hoc dalla polizia brasiliana, dopo le pressioni dei ricchi possidenti terrieri. Ma la sua lotta non si sarebbe fermata davanti a nessun ostacolo. Nel 1988, il suo progetto più grande, diventava intanto realtà: la creazione di una riserva estrattiva di caucciù nel latifondo di Cachoeira, tolto alla potente famiglia Alves Da Silva, che l’aveva illegalmente tolta a sua volta a dei contadini. Ma per qualcuno questo era troppo. Il 22 dicembre 1988, mentre stava rientrando nella sua abitazione, venne ucciso dagli stessi fratelli Alves Da Silva: condannati a quasi venti anni per omicidio, finita la “mediaticità” della morte di Chico e degli Indios, la sentenza di carcerazione fu annullata nel 1992 e gli assassini rimessi in libertà.

Chico_Mendes_with_Sandino_MendesQuando si sparse la voce della morte dell’amico della Foresta, dell’amico degli Indios, una grande rabbia attraversò il Brasile. Ai suoi funerali, il Vescovo Dom Moacyr Grechi, nella sua omelia ebbe a dire che dei “nuovi Re Erodi della storia avevano parlato più forte dei pronunciamenti di pace e di giustizia di Chico Mendes”. E ventisei anni dopo la morte di Chico Mendes, a inizio settembre 2014, un altro attivista che aveva raccolto la sua l’eredità morale e spirituale, Edwin Chota veniva rinvenuto privo di vita in Amazzonia: anche lui si batteva per la foresta, contro i narcos, che utilizzano le vie fluviali per il trasporto della cocaina per gli imbarchi verso l’Europa, e per gli Indios. Ed ecco allora che, seppur sia passati trent’anni da quella canzone cantata dai Nomadi, tornano alla mente quei fantastici versi, quasi una poesia in musica: “l’albero più bello è stato abbattuto. I signori della morte non vogliono capire, non si uccide la vita, la memoria resta: così l’albero cadendo ha sparso i suoi semi e in ogni angolo del mondo nasceranno foreste”. E Chico, i suoi semi, li ha sparsi.

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