Vittorino Zanibon, con il Tricolore sotto la giubba

Vittorino ZanibonScrive Alfio Caruso in Una lunga Penna Nera, volume in cui viene narrato l’eroismo delle truppe alpine nei teatri di guerra: “Il 9 marzo, sotto lo sguardo ansioso del Duce, inizia la grande offensiva di primavera. Le Divisioni di Papagos reggono l’urto. I tanti piccoli prodigi degli Alpini procurano soltanto altre sofferenze e le medaglie non bastano a ricompensare il silenzioso sacrificio di questi ragazzi. La Pusteria del Generale Amedeo De Cia si esalta sul Tomori, sul Mali Spadarit, sul Var, dove si sacrificano due giovanissimi Ufficiali del Feltre, il Tenente Silvio Buffa e il Sottotenente Pietro Colombini. Sul Selanj, il Sottotenente Vittorino Zanibon comanda il Plotone Arditi del Feltre. Ha rifiutato il ricovero in ospedale per restare alla testa dei suoi uomini. Assaltano Quota 729 con bombe a mano e baionetta. Zanibon viene ferito, ma ha la forza di spiegare il Tricolore custodito sotto la giubba. Il nemico contrattacca e loro sono pochi. Cadono uno alla volta, Zanibon è di nuovo ferito, gli rimane solo l’elmetto: lo lancia prima di precipitare con la bandiera nel burrone”. Era il 9 marzo 1941. Gli Alpini italiani, lanciati in una nuova offensiva per spezzare quelle famose “reni” all’Esercito Greco del Generale Alexandros Papagos pagarono un nuovo, alto, tributo di sangue. Tra quelle Penne Nere ve ne era una, Tenente del 7° Reggimento Alpini, di ventisei anni, già distintosi nel giugno 1940 sulle Alpi Occidentali appena scoppiata la guerra mondiale: Vittorino Zanibon, originario di Feltre, dove era nato nel 1915. Ufficiale di Complemento, aveva già adempiuto agli obblighi di leva tra il 1937 e il 1938, salvo poi essere nuovamente chiamato in servizio alla vigilia della guerra.

Alpini in GreciaLa campagna di Francia, il 10 giugno 1940, trovava Vittorino Zanibon inquadrato nel Battaglione Val Cordevole: oltrepassata la frontiera, le forze italiane non riuscirono a compiere azioni di rilievo, subendo spesso perdite sproporzionate agli obiettivi che venivano di volta in volta stabiliti. Nonostante questo, furono compiute azioni di grande coraggio individuale, spesso ricompensato con altrettante onorificenze al Valore. E una Medaglia di Bronzo si meritò proprio Zanibon, che si offrì volontario per un’importante missione, mettendosi in risalto per il coraggio dimostrato anche quando veniva attaccato da forze decisamente superiori: “Si offriva volontariamente per prendere parte ad una operazione. Attaccato da forze molto superiori, per quanto ferito, non desisteva dall’azione senza aver prima costretto il nemico a ripiegare. Bell’esempio di sprezzo del pericolo e di spirito di sacrificio. Les Masures, 22 giugno 1940”. Durante il ciclo di operazioni lungo l’arco delle Alpi Occidentali, il Battaglione Val Cordevole rimase per quasi tutta la campagna di Francia schierato in prima linea, superando il confine con l’ordine di occupare il Col du Mont, per poi puntare sul villaggio di Sainte Foy, riuscendo a conquistare alcune postazioni sotto una grandine di colpi dell’artiglieria francese. Ricongiuntosi con gli altri Battaglioni di Alpini, sopraggiunto l’armistizio con la Francia, il Val Cordevole venne sciolto e i suoi appartenenti assegnati ad altri reparti del 7° Reggimento: il Tenente Vittorino Zanibon venne trasferito al Battaglione Feltre con cui, il 24 novembre 1940, dal Porto di Brindisi, si imbarcava per l’Albania, destinato al fronte greco.

MOVM Vittorino ZanibonGiunti in teatro di operazioni, gli Alpini ebbero immediatamente assegnato il compito di contenere l’avanzata greca sulla Vojussa, là su quel Ponte di Perati che vide sacrificarsi quasi per intero la Divisione Julia. La situazione rimase altalenante per lunghi mesi, complice anche l’arrivo dell’inverno che limitò numerose operazioni: tra febbraio e marzo del nuovo anno, il Battaglione Feltre, sebbene provato e logorato per i combattimenti sostenuti in precedenza, venne schierato nel settore di Spadarit, dove l’urto greco era più forte. Qui, tra l’8 e il 9 marzo 1941, venne tentato un colpo di mano contro Quota 729, azione che vide protagonista, come ha ricordato Alfio Caruso nel suo libro, proprio il Tenente Zanibon. Per il suo eroismo, ed il gesto di spiegare la bandiera italiana di fronte al nemico, infondendo il coraggio con il suo esempio ai suoi uomini, il Tenente Vittorino Zanibon venne decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria: “Comandante volontario di Plotone Arditi, febbricitante da più giorni, rifiutava di recarsi all’ospedale, desiderando partecipare ad una azione contro munita posizione nemica, sistemata su aspra quota montana. Per due volte, alla testa del suo reparto, attaccava l’avversario a bombe a mano e baionetta e benché ripetutamente ferito, raggiungeva, dopo sanguinoso corpo a corpo, la vetta duramente contesa, sulla quale spiegava al vento un drappo tricolore, segretamente custodito sotto la giubba. Contrattaccato da forze soverchianti, ferito una terza volta al petto, continuava a lottare con leonina, indomabile energia, alla testa dei suoi eroici Alpini, finché colpito mortalmente, scagliava, in un supremo sforzo, il suo elmetto insanguinato contro l’avversario irrompente, precipitando poi con il Tricolore in pugno in un sottostante burrone. Altissimo esempio di coscienti, eccezionali virtù militari e di ardentissimo amor patrio. Quota 729 di Selanj, Fronte Greco, 9 marzo 1941”.

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