La base NATO del Monte Grappa

Base NATO di Cima Grappa (1)In tanti collegano il Monte Grappa con gli aspri combattimenti nel corso del primo conflitto mondiale, tra gli eserciti del Regno d’Italia e dell’Impero Austro-Ungarico: sulla sua sommità, infatti, negli anni dopo la guerra, è stato costruito il Sacrario Militare, che riunisce sia i caduti italiani che quelli austriaci. Ma la montagna è stata testimone, e possiamo dirlo senza smentita alcuna, anche di altri momenti drammatici della storia italiana: qui, durante la Seconda Guerra Mondiale, furono uccisi sette partigiani, bruciati vivi con i lanciafiamme dai soldati tedeschi all’interno di una grotta. Ma anche la guerra fredda, quella guerra non guerreggiata tra Est e Ovest, tra Stati Uniti e Unione Sovietica, tra Patto Atlantico e Patto di Varsavia, ha interessato molto da vicino l’intera zona e i suoi abitanti. Quassù, infatti, a oltre 1700 metri sul livello del mare, l’Aeronautica Militare Italiana aveva installato una base missilistica, armata con una batteria di missili Nike-Hercules, appartenente al 64° Gruppo Intercettori Teleguidati, con il compito principale di proteggere lo spazio aereo nazionale.

Base NATO di Cima Grappa (3)La base che si trovava sul Monte Grappa era l’area controllo: la base logistica si trovava nel paese di Bassano del Grappa, mentre l’area di lancio vera e propria era dispiegata a Forcelletto, sul versante nord del Monte Grappa. Oggi, dopo che le strutture missilistiche sono state dismesse, l’area è passata sotto la proprietà dell’ENAV: aggirarsi tra i vecchi ruderi, tra i vecchi gruppi elettrogeni ormai arrugginiti, riporta la mente indietro nel Base NATO di Cima Grappa (7)tempo, ad anni in cui bastava una piccola crisi tra le due superpotenze per mettere in allarme tutto il dispositivo di difesa. E allora, anche se quasi cancellato dai segni del tempo, all’interno dell’edificio principale si legge una scritta verde con una freccia: “rifugio“, e l’immagine di soldati che corrono giù per le scale, sotto terra, per l’ennesima esercitazione, o magari perché si è verificato un evento reale piano piano prende forma. E, spesso, durante la guerra fredda, momenti di tensione, dove sembrava che i missili sulle rampe fossero pronti ad essere lanciati contro l’avversario, ce ne sono stati.

Base NATO di Cima Grappa (8)Ma oggi, dopo la fine e la caduta della cortina di ferro, l’intera area giace in uno stato di abbandono pressoché totale: l’edificio principale è pericolante e più volte la zona è stata protagonista involontaria di rave party. Eppure, basterebbe poco per creare un sito dove attrarre scolaresche, studiosi, semplici appassionati di storia militare. Già è stato fatto e la Base Tuono, dove sono stati addirittura posizionati tre vecchi Nike-Hercules sulle rampe di lancio, è visitata quotidianamente da numerose persone. Basterebbe davvero poco affinché una parte importante della nostra storia recente non vada persa per sempre, senza essere lasciata venir giù come un edificio abbandonato e segnato dal tempo.

4 thoughts on “La base NATO del Monte Grappa

  1. Sono un ex Aviere che vi ha prestato servizio durante la leva. E’ davvero un peccato vedere ridotti così questi luoghi, così come tante altre caserme dismesse, in completo abbandono. Potrebbero riqualificarle, investendo in opere di recupero per trasformare in museo un pezzo di storia, come la ex base Tuono, ma niente. Si preferisce far cadere tutto quanto, deturpando il paesaggio del Monte Grappa. Abbiamo migliaia di luoghi su cui investire e riqualificare: manca la volontà di farlo, dato che spendono migliaia di euro per cose inutili. Qui basterebbe l’interessamento di regione, province e comuni, coinvolgendo associazioni, scuole, università, gente comune. Ma niente! E io, ex Aviere che ha prestato servizio quassù, mi viene la stretta al cuore vedendo come è ridotto il posto dove ho passato parte della mia giovinezza…

  2. ATTENZIONE alla presenza di probabile AMIANTO nel corridoio del Rifugio (coibentazione del tubo che corre lungo il corridoio totalmente sfaldata).
    Daniele D. (Gruppo Speleologico San Marco – Venezia)

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