Ina Battistella, l’infermiera in “grigioverde”

Ina BattistellaCome sempre accade, la nostra società tende a giudicare la storia per singoli fatti o singole azioni, estrapolando il tutto dal suo contesto, senza soffermarsi un minimo sulla situazione generale. La storia di oggi ne è un tipico esempio: parliamo di Ina Battistella, giovane Infermiera Volontaria della Croce Rossa che all’indomani della vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale non esitò a prendere le armi contro gli Austriaci, in procinto a lasciare frettolosamente la città di Udine, assieme ad un nutrito gruppo di abitanti. Sul numero 51 della Domenica del Corriere del 22-29 dicembre 1918, il vignettista Achille Beltrame realizzava anche una bellissima copertina che riassumeva così l’episodio: “L’Infermiera Volontaria Ina Battistella, ora decorata con Medaglia d’Argento al Valore, dopo essersi prodigata nell’ospedale contagiosi di Udine, all’alba della liberazione, generosamente si univa ai primi cittadini insorti per combattere e sbaragliare un battaglione austriaco che ancora resisteva”. Con l’occhio inquisitore di novantacinque anni dopo molto probabilmente tenderemo a condannare fermamente il fatto, in quanto tra i sette principi fondamentali della Croce Rossa spicca proprio quello di astenersi “dal prendere parte alle ostilità e, in ogni tempo, alle controversie di ordine politico, razziale, religioso e filosofico”. Già, con l’occhio inquisitore di chi non sa minimamente cosa vuol dire affrontare una guerra mondiale, situazione limite che oggi faticherebbe a riproporsi.

InaIna Battistella rimane, quindi, un’eroina vera, eletta a simbolo del dovere e del patriottismo sincero di giovane Italiana, che vedeva in quei radiosi giorni del novembre 1918 il completamento dell’unità nazionale. Già durante l’anno di neutralità dell’Italia, infatti, la giovane infermiera più volte attraversò il confine italo-austriaco, recandosi nella città di Trieste con giornali e volantini da distribuire ai circoli irredentisti della Venezia Giulia e del Friuli; e quando fu guerra, Ina Battistella venne mobilitata fin dall’inizio in zona d’operazioni, dove si prodigò instancabilmente nel lenire le sofferenze dei soldati che arrivavano all’ospedale in gravi condizioni: a rendere la situazione ancora più pericolosa contribuì l’artiglieria nemica, che colpiva ripetutamente con il tiro dei suoi cannoni l’area dell’ospedale. Per il suo comportamento fiero e dignitoso, il 30 luglio 1916 le venne consegnata la Medaglia di Bronzo al Valor Militare: “Infermiera Volontaria nell’Ospedale della Croce Rossa nell’ospedale di guerra n. 1 di Cormons, compiva la sua nobile missione anche durante gli attacchi dell’artiglieria nemica alla città, infondendo col suo mirabile contegno la calma nei ricoverati, concorrendo all’opera soccorritrice con fermezza d’animo e sereno coraggio. Cormons, agosto 1915-marzo 1916”.

La guerra proseguiva, senza poterne vedere la fine; venne l’anno 1917 e in seguito la disfatta di Caporetto e lo sfondamento del fronte operato dagli Austro-Tedeschi. Fatta prigioniera dopo l’entrata del nemico a Udine, decise di non abbandonare il suo posto di Infermiera Volontaria della Croce Rossa, continuando a prestare la sua opera assistenziale anche ai soldati nemici e ai prigionieri di guerra italiani; ella, però, continuava a sperare nella vittoria finale e nella redenzione della sua città. Ed ecco che, dopo la vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto, il 3 novembre 1918, assieme a due soldati, oppose una accanita resistenza contro un battaglione austriaco in ritirata, costringendolo ad una precipitosa fuga; il fatto le fece meritare la Medaglia d’Argento al Valor Militare, così come riportato dallo stesso Beltrame nella sua copertina. Anche se nella Domenica del Corriere la vediamo sparare nascosta dietro ad un carro abbandonato, fu Ina Battistella stessa a narrare il fatto nel suo libro di memorie: “Fin dal mezzogiorno gruppi di armati di nostri giovanetti o di soldati prigionieri giravano per le vie dando la caccia ai nemici nascosti. Noi osservavamo un nucleo di costoro che facevano resistenza da un baraccone là nelle vicinanze; e impegnatosi in breve un fuoco piuttosto vivo, vi partecipammo, due soldati dell’ospedale e io, da un abbaino dell’edificio stesso del Dante, mentre altri dei nostri facevano fuoco dalle finestre e dal tetto di una villa vicina, fino alla resa dei ribelli”.

3 thoughts on “Ina Battistella, l’infermiera in “grigioverde”

  1. Ovvio che non possiamo giudicare il suo comportamento, nessuno di noi si è mai trovato ad affrontare una guerra mondiale. E poi, sfatando un mito, il corpo militare della CRI è tutt’altro che disarmato: ha in dotazione l’armamento base della fanteria, ovvero pistole beretta 7,62 e fucili d’assalto AR70/90

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