Garibaldi Franceschi e la conquista di Castegnevizza

Par_Decima Battaglia_TimavoCastagnevizza del Carso oggi si chiama Kostanjevica na Krasu: si trova in Slovenia, a pochi chilometri dal confine italiano: nel corso della Prima Guerra Mondiale tutto il territorio circostante, compreso nell’altopiano carsico, fu teatro di duri scontri tra le forze italiane e quelle austro-ungariche, che si affrontarono duramente durante la Sesta, la Nona e la Decima Battaglia dell’Isonzo. Nonostante il grande sacrificio offerto dalle forze del Regio Esercito, gli Italiani avanzarono soltanto di pochi chilometri: soprattutto nel corso della Decima Battaglia, combattuta tra il 12 maggio e il 5 giugno 1917, numerosi furono le zone aspramente contese, prima conquistate a costo di gravi perdite e in seguito nuovamente perdute per i contrattacchi delle forze austriache. Alla data del 5 giugno, agli Italiani restava solo il costone Cucco di Plava-Vodice: bottino alquanto magro a fronte delle 160.000 vittime (di cui 36.000 caduti) avute in poco meno di un mese di combattimenti (da parte austriaca si contarono 17.000 caduti per un totale di quasi 125.000 perdite). Durante gli scontri per la conquista di quel che rimaneva dell’abitato di Castagnevizza, ridotto ormai ad un cumulo di macerie, si distinse particolarmente un giovane ufficiale, Garibaldi Franceschi, originario di Modena, dove era nato nel 1897. Allo scoppio delle ostilità, il 24 maggio 1915, sebbene non avesse ancora l’età per potersi arruolare, entrò comunque a far parte di un battaglione di volontari ciclisti, il cui compito principale, di retroguardia, era quello di pattugliare la zona del Litorale Adriatico, in particolare per la difesa costiera di Ancona, importante porto per le operazioni belliche.

Garibaldi FranceschiFervente interventista, ancora prima dell’entrata in guerra dell’Italia, Garibaldi Franceschi, dalle colonne del Corriere di Livorno per il quale collaborava, scriveva che l’unità d’Italia si sarebbe potuta compiere soltanto battendosi contro il naturale nemico del Regno, ovvero l’Austria-Ungheria. Figlio di un ufficiale del Regio Esercito, appena raggiunse l’età per arruolarsi, nel marzo 1916 chiese ed ottenne di essere aggregato ad un reparto combattente in partenza per il fronte lungo la linea del Basso Isonzo: appena diciannovenne, Garibaldi Franceschi vestì il panno grigio-verde e il piumetto del 3° Reggimento Bersaglieri. In battaglia riuscì a dimostrare tutto il valore e il suo coraggio, venendo ammesso a frequentare un corso per Allievi Ufficiali: nominato Aspirante nel gennaio 1917, fu aggregato al 138° Reggimento Fanteria della Brigata Barletta. Con il nuovo reparto, ottenne il comando di un plotone di Arditi, con il quale si rese protagonista, assieme ai suoi uomini, di altrettanti audaci colpi di mano contro le trincee austriache, tanto da impressionare i suoi superiori e gli stessi nemici. Quando il Comando Supremo diramò gli ordini che avrebbero portato all’esecuzione della Decima Battaglia dell’Isonzo, volle essere tra i primi a gettarsi nella mischia: anzi, voleva essere lui, giovane ufficiale, ad entrare per primo a Castagnevizza per piantarvi il Tricolore. All’alba del 23 maggio 1917, ricevuto l’ordine di attaccare, si mise alla testa dei suoi uomini e si slanciò verso il villaggio difeso da un nutrito fuoco di mitragliatrici: ripiegata all’interno della sua giubba, la bandiera italiana che avrebbe voluto issare. Nonostante le perdite subite, il reparto guidato da Garibaldi Franceschi riuscì a raggiungere le prime case di Castagnevizza, o quello che ne restava: ferito ad un braccio e ad una gamba, proseguì nell’avanzata fino a quando raggiunse i ruderi di una chiesa. Allora, spiegato il Tricolore iniziò a issarlo, fino a quando una raffica di mitragliatrice ne stroncava la vita.

DSCN3102Promosso Sottotenente dopo la morte, il Re Vittorio Emanuele III, di sua iniziativa, volle decorarlo di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria: “Giovanissimo, pieno di fede e di coraggio, già distintosi alla testa del suo Plotone Arditi in varie piccole operazioni rischiose e audaci, il 23 maggio si slanciò innanzi alla prima ondata, all’assalto di Castagnevizza. Ferito una prima volta, continuò imperterrito giungendo rapidamente all’abitato; ferito una seconda volta, non abbandonò il combattimento. E, mentre giunto presso i ruderi della chiesa, voleva consacrare la conquista del villaggio micidiale col segno del Tricolore, cadeva eroicamente, ucciso sul posto da una raffica di mitragliatrice nemica. Castegnevizza, 23-24 maggio 1917”. La morte di Garibaldi Franceschi e dei suoi uomini, celebrata anche dalla Domenica del Corriere, fu vanificata, pochi giorni dopo, dal contrattacco austriaco: il 4 giugno, giorno in cui si sviluppò l’offensiva nemica, i soldati di Vienna costrinsero gli Italiani a ripiegare sulle posizioni di partenza, così che Castagnevizza rimase saldamente in mano austriaca.

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