Lino Gucci, Medico combattente in Russia

Bersaglieri in RussiaCosì scriveva Giulio Bedeschi, l’autore del celebre Centomila gavette di ghiaccio, sull’epopea della campagna di Russia di cui fu protagonista l’ARMIR, quell’Armata Italiana che scrisse pagine di sangue e di gloria nella bianca steppa sovietica, in quelle lande desolate dove i più non tornarono: “Sulla neve di Russia la colonna avanzava ininterrottamente puntando all’ovest, dolorando per centomila membra ma instancabile, infrenabile nell’intero corpo in movimento; abbandonava sulla neve i relitti procedendo senza tregua, ed erano ormai corpi vivi che si reclinavano sulla neve, corpi d’uomini che si abbattevano di schianto o poggiavano il ginocchio incapaci a sollevarlo e si chinavano quindi in giù, sempre più in giù con le braccia che affondavano fino al polso, poi fino al gomito, tirate giù dal demone della neve; l’uomo in ginocchio s’afflosciava lentamente, vinto dal richiamo irresistibile la neve è morbida come un materasso e non è neppure fredda; si può appoggiarvi perfino la guancia e la fronte senza danno, pare un cuscino, per un minuto solo ci si può stare… i compagni poi si possono raggiungere in fretta, dopo il riposo… questo buon riposo… sulla neve… la neve… un cuscino… non c’è freddo… né fame… né stanchezza… solo sonno… un po’… di sonno… sulla… neve…”. Era un dottore, Giulio Bedeschi, e fu uno dei fortunati a poter tornare, e a raccontare, anni dopo, di quanti non ce la fecero. Tra questi, un altro soldato con la Croce Rossa sul braccio.

Lino GucciLino Gucci, Sottotenente dei Bersaglieri, si era laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bologna: una passione, quella di aiutare il prossimo, che caratterizzerà l’intera vita di Lino, fino alle sconfinate distese innevate dell’Unione Sovietica. Perché, dopo la visita di incorporamento ed un periodo di servizio a Firenze, presso la Scuola di Applicazione della Sanità Militare, Lino Gucci venne nominato Sottotenente e destinato al 6° Reggimento Bersaglieri. Da quel momento, il giovane Ufficiale medico seguì il Reparto cui venne destinato fin dalle prime operazioni belliche sul fronte jugoslavo, prendendo parte egli stesso, in prima persona, a duri scontri a fuoco sulla prima linea del fronte. Era un medico, Lino Gucci, ma prima di tutto era anche un soldato vincolato ad un giuramento: quello di fedeltà all’Italia ma anche ai propri compagni che, come lui, si trovavano a centinaia di chilometri lontani da casa. E proprio mentre si trovava dislocato nei Balcani, il 16 settembre 1941 si guadagnava sul campo la Croce di Guerra al Valor Militare per l’instancabile opera di soccorso prestata ai militari del suo Battaglione: “Ufficiale Medico in un Battaglione Bersaglieri, durante aspro combattimento si prodigava, in condizioni particolarmente difficili e sotto violento fuoco nemico, nell’assistenza dei feriti. Confermava in seguito le sue belle doti di altruismo e di coraggio, portandosi sulle prime linee per meglio assolvere la sua missione. Resanovici, Balcania, 16 settembre 1941”. Rientrato in Italia, il Sottotenente Gucci rimase destinato presso il Deposito del VI Battaglione del 6° Reggimento in attesa di nuovi ordini. E ben presto arrivarono.

Campagna di RussiaInquadrato con la 2a Divisione Celere, i Fanti piumati partirono per il fronte russo, facenti parte di quella grande massa di uomini che costituirono l’ARMIR. Assieme a Lino, nel 6° Reggimento Bersaglieri, prestava servizio anche un altro valido ufficiale, che non mancò di dimostrare tutto il suo valore in terra sovietica: Bruno Carloni, figlio del futuro comandante della Divisione Alpina Monterosa della Repubblica Sociale Italiana. Era il 24 gennaio 1942 quando la tradotta militare portava in Unione Sovietica i Bersaglieri e, con loro, il giovane Ufficiale Medico. Subito, la nuova campagna militare si dimostrò ben più impegnativa di quanto la propaganda del regime quotidianamente trasmetteva per radio: i Russi erano tutt’altro che demoralizzati, combattevano per la loro terra cercando in tutti i modi di ricacciare l’invasore. Quando gli Italiani diedero l’assalto ai villaggi di Baskovskij e di Bobrowskij, le perdite da entrambe le parti furono enormi: cadde Bruno Carloni, che si meritò la Medaglia d’Oro al Valor Militare, restarono uccisi tanti altri Bersaglieri, mentre sotto il fuoco delle artiglierie e delle mitragliatrici Lino Gucci soccorreva quanti imploravano il suo aiuto. Si guadagnò una Medaglia di Bronzo al Valor Militare perché, incurante del pericolo, corse a prestare aiuto ad un compagno gravemente ferito: “Ufficiale Medico di Battaglione Bersaglieri, già distintosi in precedenti azioni, durante un violento attacco di forze soverchianti, si prodigava sulla linea più avanzata di combattimento, nella sua opera umanitaria, attraversando più volte zona scoperta e battuta dal fuoco nemico. Visto che un Bersagliere gravemente ferito stava per essere catturato, accorreva a difenderlo e, messo in fuga l’avversario, lo traeva al riparo per curarlo. Bobrowkij, fronte russo, 13 agosto 1942”.

Cimitero dei Bersaglieri in RussiaAppena dieci giorni dopo, però, durante un violento assalto ad una postazione strenuamente difesa dalle forze italiane, il Sottotenente Lino Gucci  restava ucciso mentre era intento a curare i suoi soldati. Proposto per la Medaglia d’Argento al Valor Militare, venne insignito postumo della massima onorificenza militare italiana, la Medaglia d’Oro: “Capace ed entusiasta Ufficiale Medico di un Battaglione Bersaglieri, durante il ciclo operativo per la conquista di una vasta regione, eccelse in coraggio e spirito di sacrificio, prodigandosi oltre ogni limite nei curare i feriti sulle linee più avanzate di combattimento. Già proposto per la Medaglia d’Argento sul campo al Valor Militare, era nel Battaglione, per le sue continue gesta di ardimentoso soccorso divenute ormai leggendarie, un esempio fulgidissimo delle più elette virtù guerriere della nostra razza. In un accanito combattimento notturno, accorse con alcuni suoi uomini oltre una quota appena conquistata per soccorrere i molti feriti e trarli in salvo. Stava prodigandosi nel pietoso compito con serena calma e sommo sprezzo dei pericolo, allorché elementi nemici lanciati alla riconquista della quota, non rispettando la sua umanitaria opera, aprirono il fuoco contro il suo gruppo, muovendo subito dopo furiosamente all’assalto. Troncate le cure e imbracciata una vicina arma da fuoco, fronteggiava gli agguerriti avversari, incalzati da altri sopravvenienti con feroce irruenza e difendeva con estremo valore i suoi feriti. Sosteneva l’epica lotta sotto il fuoco e fra gli scoppi delle bombe, ma poi, travolto nei corpo a corpo, veniva sopraffatto dopo aver dato ancora una volta luminosa prova di esemplare ardimento, d’indomito coraggio ed elevatissimo spirito umanitario e militare. Jagodnji, Russia, Fiume Don, 23 agosto 1942″.

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