L’affondamento della British Fame, primo successo italiano in Atlantico

Alessandro MalaspinaScriveva il Corriere della Sera il 12 settembre 1940: “Secondo i particolari dell’azione dati dai superstiti che hanno fatto ritorno a Londra, due siluri colpirono senza alcun preavviso la nave alle macchine, immobilizzandola. Dopo aver lasciato il tempo all’equipaggio di abbandonare la nave, il sommergibile lanciò un terzo siluro, e dopo l’affondamento della nave, si avvicinò ai battelli di salvataggio e fece salire a bordo il Comandante e l’Ufficiale in Seconda. Il sommergibile prese poi a rimorchio le tre barche di salvataggio e il Capitano dava istruzioni ai suoi uomini per megafono dalla coperta del sommergibile. I battelli vennero rilasciati a circa dieci miglia dalla costa, che raggiunsero solo dopo cinque giorni, nonostante le ricerche delle navi portoghesi”. Quello che veniva narrato ai lettori, era il primo successo ottenuto da un battello italiano da quando iniziarono ad operare in Oceano Atlantico, dopo che a Bordeaux era stata resa operativa la base di BETASOM. Si trattava del successo del Sommergibile Malaspina, allora comandato dal Capitano di Fregata Mario Leoni, azione che venne citata nel Bollettino di Guerra numero 71 del Quartier Generale delle Forze Armate, in cui si affermava che “un nostro sommergibile ha affondato nell’Atlantico una nave cisterna inglese di circa 9000 tonnellate”. Il Sommergibile Malaspina individuò la nave inglese, riconosciuta come la British Fame, di 8406 tonnellate di stazza lorda, mentre navigava isolata, dopo essersi staccata dal Convoglio OB 193, salpato da Liverpool. Dopo averla colpita, immobilizzandola, con i suoi siluri, il Comandante Leoni si premurò di far sbarcare l’intero equipaggio ponendolo in salvo (i morti furono soltanto tre a causa dell’esplosione) per poi finire la Nave Cisterna con il cannone di bordo. Prese a rimorchio le scialuppe di salvataggio, il Malaspina navigò in superficie, con il grave pericolo di essere individuato e affondato, raggiungendo l’Arcipelago delle Isole Azzorre, neutrali, lasciandole poi alla deriva in prossimità della costa.

Dalla torretta del MalaspinaRientrato alla base, il Comandante Leoni venne insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Comandante di sommergibile di grande crociera, ha compiuto con la sua unità, appena entrata in servizio, una lunga missione di guerra in Atlantico, affondando 27.000 tonnellate di naviglio mercantile armato: in ardue condizioni di manovra subacquea per improvvise avarie ad organi essenziali di governo ed in zona strettamente vigilata dal nemico ha dimostrato abilità, ardimento, sprezzo del pericolo e tenacia riuscendo a portare a compimento la missione. Atlantico, agosto-settembre 1940”. Parallelamente alla prestigiosa onorificenza con cui venne insignito il Comandante del Malaspina, appresi i particolari della missione di guerra, il Corriere della Sera il 19 settembre 1940 ricostruiva nei minimi particolari l’ardita impresa: “Ecco riflessa nel periscopio la sagoma della petroliera. C’è sull’albero la bandiera inglese. Il Comandante decide subito l’attacco si porta a distanza utile. La petroliera fa zig-zag: e il sommergibile in agguato fa zig-zag anche lui, finché riesce a portarsi sul giusto angolo di mira. Si lancia un ordine: fuori! E il primo siluro parte. Settanta secondi dopo, l’esplosione avverte che l’ordigno è arrivato a segno. La British Fame è colpita e le macchine si sono arrestate: ma la nave, spinta dall’abbrivio continua, seppure lentamente, ad avanzare”. In effetti, contro la Petroliera dovettero essere utilizzati ben due siluri, prima che le macchine si fermassero del tutto: a questo punto, una grossa falla a poppa fa sbandare la nave che, inesorabilmente, per le grandi quantità di acqua imbarcata, inizia lentamente ad affondare.

Equipaggio del MalaspinaMa non basta. Continua il quotidiano: “Un terzo siluro è lanciato e colpisce la nave al centro, rompendone la chiglia: una colonna d’acqua torreggia fino all’altezza dei fumaioli. La British Fame non è che un rottame inerme e al Golfo Persico, per attingere petrolio, non arriverà più. Oramai si può venire a galla. Emerge la torretta e si aprono i portelli. Sul mare non rimane che lo scafo abbandonato, che lentamente affonda. L’acqua arriva a coprire i cannoni inglesi”. Finita a cannonate, fu a questo punto che il Comandante Leoni prese una decisione che poi sarà seguita da altri sommergibilisti italiani: non abbandonò i naufraghi al loro incerto destino in pieno Oceano Atlantico, ma prese a rimorchio le scialuppe per poi navigare alla volta di un porto neutrale, che venne individuato nelle Azzorre portoghesi. Sbarcato l’equipaggio inglese, 48 uomini in tutto, Mario Leoni non si sarebbe mai aspettato di ricevere, quale segno di ringraziamento che solo la gente di mare sa riconoscersi a vicenda, una lettera sul trattamento che l’equipaggio italiano del Sommergibile Malaspina aveva riservato a quello inglese della British Fame: “Caro Signore, vi debbo ringraziare per le cortesie ricevute sulla vostra nave e anche per l’aiuto che deste al mio equipaggio nel rimorchiarlo verso terra. Ho apprezzato ciò moltissimo e conserverò un grato ricordo di voi, degli Ufficiali e dell’equipaggio per avermi trattato come se fossi uno dei vostri. Quando cesseranno le presenti condizioni, e tutto sarà in pace, io sarò felice di rinnovare la vostra conoscenza”. E i due “uomini di mare e di guerra”, si incontrarono nuovamente nel maggio 1959, a Bologna, scambiandosi fraterni saluti e strette di mano.

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