Giorgio Modugno, Eroe di Capo Matapan

Scrive Vero Roberti, all’epoca de conflitto inviato e corrispondente di guerra sulle navi della Regia Marina: “Nella notte del 28 sono state viste le vampe di un violento cannoneggiamento, nel mare di Capo Matapan. Un nodo di pianto mi serra la gola. Lo Zara, il Fiume, il Pola, l’Alfieri, il Carducci: non voglio credere a queste voci. Ma non riesco a liberarmi da un’eco angosciosa che il mare di scirocco porta fino a me”. La Prima Divisione Incrociatori dell’Ammiraglio Carlo Cattaneo non esisteva più: completamente distrutta e affondata la notte del 28 marzo 1941 in una delle più gravi sconfitte subite dalla Regia Marina durante il secondo conflitto mondiale. Era la notte di Capo Matapan dove, oltre alla perdita di ben cinque navi, trovarono la morte oltre 2300 Marinai: equipaggi esperti, difficilmente rimpiazzabili a conflitto ormai in corso. Continua Vero Roberti nel suo volume Con la pelle appesa a un chiodo, pubblicato dopo la guerra: “Dei cacciatorpediniere di scorta, l’Alfieri tentò di andare all’attacco, ma fu stroncato dal fuoco nemico. L’Alfieri, quantunque colpito, sparò quattro salve coi cannoni di prora contro un cacciatorpediniere inglese e gli lanciò contro tre siluri”.

E proprio a bordo dell’Alfieri, quella tragica notte, prestava servizio un coraggioso Ufficiale, il Capitano del Genio Navale Giorgio Modugno, con un lungo trascorso sulle navi della Regia Marina, tra cui la Nave da Battaglia Giulio Cesare, l’Incrociatore Zara e il Cacciatorpediniere Da Noli. Scoppiata la guerra, in qualità di Capo Servizio del Genio Navale, prese parte a numerose missioni di scorta a bordo proprio dei cacciatorpediniere delle squadriglie poste a protezione dei convogli e degli incrociatori. Quando, nel marzo 1941, imbarcò per la prima volta sull’Alfieri, una nuova, importante, missione stava profilandosi all’orizzonte. Cercando lo scontro con le navi della Royal Navy nei pressi dell’Isolotto di Gaudo, sotto Creta, era intendimento della Regia Marina e della Kriegsmarine mettere sotto pressione i convogli alleati diretti in Nord Africa e che transitavano proprio sotto la Grecia. Invece, quella che doveva essere una vittoria, si trasformò in una sconfitta: tra le navi affondate, anche l’Alfieri del Capitano Modugno. Questi, sopravvissuto all’affondamento, ma gravemente ferito, quando venne raggiunto da un gruppo di naufraghi a bordo di una zattera, preferì non salirci e lasciare il proprio posto ad altri marinai. Stremato ed esausto, sparì tra le onde del mare, prima che giungesse sul luogo della tragedia la Nave Ospedale Gradisca.

Alla Memoria del Capitano del Genio Navale Giorgio Modugno, per il suo atto eroico di cedere il proprio posto nella zattera di salvataggio, venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare: “Imbarcato in qualità di Capo Servizio del Genio Navale su Squadriglia Cacciatorpediniere durante uno scontro navale contro forze soverchianti che infliggevano duri colpi alla sua unità, con ammirevole serenità dirigeva tutte le operazioni per fronteggiare i danni provocati dal tiro nemico, eseguendo prontamente e personalmente, in sostituzione dei propri dipendenti uccisi e feriti, importanti manovre atte a mantenere fino all’ultimo l’integrità combattiva della nave, malgrado gli incendi, gli scoppi delle riservette delle munizioni ed il dilagare del vapore. Dopo l’affondamento del cacciatorpediniere, raggiungeva a nuoto una zattera ricolma di naufraghi e, pur essendo ferito e stremato dalle forze, rinunciava a prendervi posto, e si prodigava con la parola e con l’esempio per disciplinare l’assistenza ai feriti più gravi ed ai più deboli. In questo nobile intento impegnava con eroico spirito di sacrificio e incomparabile fermezza d’animo tutte le sue residue forze, finché, esausto per le ferite riportate e per il lungo sforzo, scompariva tra i flutti, coronando degnamente la sua carriera di Ufficiale colto, valente, appassionato, tutto dedicato al bene del servizio ed al ferreo compimento del dovere. Mediterraneo Orientale, 28 marzo 1941”.

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