Due Medaglie al Valor sul fronte Greco: Giulio Tuci e Virginio Bellavita

Rientrava il 7 luglio 1942, dal fronte greco, il Capomanipolo Giulio Tuci, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ma era avvolto dalla bandiera Tricolore con la stemma sabaudo. Perché quell’onorificenza era alla Memoria e Giulio Tuci era caduto in combattimento nell’aprile 1941. Scriveva il Corriere della Sera due giorni dopo la cerimonia di rimpatrio: “Tra le ottantuno cassette contenenti le spoglie, erano anche quelle di due Medaglie d’Oro: il Capitano Ernesto Contro e il Tenente Giulio Tuci. Le due cassettine sono state tenute sollevate a braccia, per tutto il tempo della cerimonia, da due militari in armi, irrigiditi sull’attenti. Conclusa la cerimonia ufficiale, le salme sono state consegnate ai congiunti. Scene di commozione si sono svolte quando i familiari hanno potuto liberamente toccare e baciare le cassettine, che sono andate rapidamente coprendosi di fiori”. Pistoiese di origine, dove era nato nel 1908, ma da anni residente nella città di Milano dove lavorava come impiegato, quando, il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in guerra chiese di entrare a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale: il 12 gennaio 1941, assieme alla 24a Legione d’Assalto Camicie Nere partì alla volta dell’Albania in previsione del suo impiego sul fronte greco-albanese. Prima di entrare nella Milizia, Giulio Tuci aveva già svolto il servizio militare, sia di leva che da richiamato: la prima volta era assegnato al 77° Reggimento Fanteria e congedato quale Caporalmaggiore.

Successivamente, era richiamato in servizio in qualità di Sottotenente di Complemento presso l’8° Reggimento Fanteria: trattenuto in servizio alla vigilia dell’entrata nel conflitto dell’Italia, chiese così di transitare nella Milizia per la Sicurezza Nazionale. Con la 24a Compagnia Mitraglieri, la mattina del 13 aprile 1941 veniva ordinato alle Camicie Nere di avanzare verso le Quote 66 e 133 dello Skutarit, dando inizio all’offensiva finale italiana che avrebbe dovuto rompere lo schieramento greco. Nonostante il violento fuoco dell’artiglieria nemica, i militi continuarono ad avanzare, anche se i caduti e i feriti, in aumento, ne svuotavano i ranghi. Due ore dopo l’inizio dell’attacco, alle 08.15, la Quota 133 era finalmente conquistata: Giulio Tuci, però, era caduto, dopo avere respinto numerosi contrattacchi nemici e aver aperto il fuoco con un mitragliatore fino a quando non si abbatteva esanime su di esso. Venne decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria: “Comandante di plotone mitraglieri, contribuiva decisamente coll’azione di fuoco delle sue armi, alla conquista di munitissima posizione. Avute inutilizzate le armi da violento fuoco di repressione nemico e ferito, respingeva un contrattacco con estremo ardimento, inseguendo l’avversario alla testa dei suoi Legionari e conquistando altra posizione avanzata. Contrattaccato ancora da forze preponderanti, si impossessava del fucile mitragliatore di un caduto e sbaragliava ed inseguiva il nemico in fuga, causandogli gravissime perdite. Colpito a morte, cadeva sulla propria arma, inneggiando al Re, al Duce ed alla Patria. Magnifica figura di Comandante, nobile esempio di combattente. Quota 133 e 66 di Himara, Fronte Greco, 14 aprile 1941“.

Nelle stesse ore in cui la Compagnia Mitraglieri di cui faceva parte il Capomanipolo Giulio Tuci attaccava la Quota 133, a circa cento chilometri di distanza, dall’altra parte dello schieramento italiano, anche i Fanti del 48° Reggimento balzavano fuori dalle loro posizioni nei pressi di Lekeli per partecipare all’offensiva. Una delle compagnie era comandata da Virginio Bellavita, Tenente di Complemento originario di Milano, dove era nato nel 1912. Quel giorno guidò i suoi uomini sotto un micidiale fuoco avversario, rimanendo gravemente ferito: il Tenente Bellavita non desistette dall’assalto, continuando ad incitare i suoi uomini a proseguire nell’assalto. Stremato, sebbene trasportato al più vicino posto di medicazione, spirerà poco dopo, venendo poi decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria: “Comandante di una compagnia lanciata all’attacco contro munita posizione, trascinava il reparto con l’esempio animatore del suo ardimento. Benché gravemente ferito in più parti del corpo, rifiutava ogni soccorso, per non distrarre uomini dal combattimento, e continuava per ogni dieci ore a dirigere l’azione. Decedeva in seguito, al posto di medicazione, per le gravi ferite riportate. Lekeli, Fronte Greco, 14 aprile, 1941”.

Lascia un commento