Alessandro Annoni, da Ragazzo del 99 a Tenente Colonnello in Grecia

Alessandro Annoni fu uno dei tanti Ragazzi del ’99 che nell’ultimo anno del primo conflitto mondiale affrontarono impassibili i drammi della guerra di trincea. Andarono in guerra perché l’Italia l’aveva chiesto loro e per l’Italia combatterono e morirono. Alessandro Annoni, appena diciottenne, fu uno di loro, uno dei tanti giovani soldati che, lasciata la sua città natale, vennero chiamati ad indossare il panno grigio-verde del Regio Esercito. Arruolato nel 5° Reggimento Alpini con il grado di Sottotenente, partecipò, a partire dal maggio 1918, alle operazioni in Trentino e nella zona del Monte Cevedale. E già mostrò tutte le sue doti di soldato e di ufficiale, guadagnandosi ben due onorificenze al Valor Militare. La prima, una Medaglia di Bronzo, la ricevette perché, “durante tre giorni di combattimento, diede sempre bella prova di coraggio, e alla testa del proprio plotone contribuì alla conquista di forti posizioni. Cresta Monticelli, Trentino, 26-28 maggio 1918“. La seconda, una Croce di Guerra, Alessandro Annoni la meritò nelle ore ore del conflitto, quando poco prima dell’armistizio, con un gruppo di Alpini ingaggiò uno degli ultimi scontri a fuco con le forze austriache: “Comandante la pattuglia di punta di un drappello lanciato con celere ed ardita marcia all’inseguimento di una grossa compagnia nemica, venuto a contatto con truppe avversarie di forza superiore, trascinava con la parola e con l’esempio i suoi uomini all’assalto alla baionetta, sbaragliando il nemico e causandogli perdite tali da costringerlo alla resa. Zuffal Hutte, Monte Cevedale, 4 novembre 1918“.

Terminato il conflitto, dopo un breve periodo in Albania, in Libia e in Somalia, dove partecipò alle operazioni di polizia coloniale, promosso per meriti ai gradi di Tenente e Capitano, superò un corso per qualificarsi osservatore d’aeroplano. In tutti questi anni, Alessandro Annoni dimostrò una grande capacità intellettuale, di comando, venendo apprezzato dai superiori e preso ad ammirazione dai suoi subalterni. All’approssimarsi del conflitto per la conquista dell’Etiopia, chiese di partire nuovamente per la Somalia, dove la sua esperienza maturata fu largamente richiesta dai comandi sovraordinati: al comando del IV Sottogruppo Autonomo Dubat, rimase in terra africana quasi quattro anni, prima di tornare, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, nel 1939, in Italia. L’esperienza in Etiopia si tramuterà in ben tre ricompense al Valor Militare, nonché l’avanzamento al grado di Maggiore per meriti di guerra. Tra il marzo e il maggio 1936, il Capitano Annoni prese parte alle operazioni della conquista dell’Ogaden, che gli valsero la Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Comandante di un Sottogruppo Bande Dubat, in due giorni di aspro combattimento condusse, unico ufficiale, il suo Sottogruppo Dubat e una banda irregolare con magnifico slancio e eroico ardimento, riuscendo a prezzo di gravissimi sacrifici, a forzare frontalmente l’inviolato guado di Gianagobo. Campagna dell’Ogaden, marzo-maggio 1936“. Successivamente, durante le fasi di polizia coniale, con i suoi Dubat contribuì alla pacificazione del territorio, spesso ingaggiando scontri con formazioni ribelli. E in due distinte occasioni si guadagnò la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Nella prima occasione, “Comandante di un nucleo in esplorazione sul fronte di una colonna operante, scontratosi con gruppi ribelli in possesso di forti posizioni naturali, con audace iniziativa condusse i suoi uomini all’attacco raggiungendo di slancio gli obiettivi. Contrattaccato con violenza da forti formazioni ribelli sopraggiunte, resistette tenacemente e valorosamente per lungo tempo malgrado la deficienza di munizioni e le gravi perdite, fino all’arrivo del resto del battaglione di avanguardia. Uara Combo, 3 marzo 1937“. In altro pattugliamento, invece, “al comando dell’avanguardia di una brigata, scontratosi con nuclei ribelli li sbaragliava con azione decisa. Successivamente al comando di un battaglione, in dieci giorni di accanito inseguimento non dava tregua ai ribelli, vincendo con ferrea volontà la depressione fisica che lo travagliava per i postumi di un’ulcera allo stomaco, per la quale era stato di recente operato. Sud Ancoberino, 1 giugno-4 luglio 1938“.

Dopo l’Etiopia fu la volta di rientrare in Italia, assegnato al 1° Reggimento Alpini, con cui, dal giugno 1940 prenderà parte alle operazioni sul fronte francese. Inviato successivamente in Albania al comando del Battaglione Mondovì per le operazioni in Grecia, il Maggiore Annoni si guadagnò una nuova Medaglia di Bronzo al Valor Militare per essere riuscito a contrattaccare un reparto greco che aveva messo in difficoltà la linea italiana: “Comandante di Battaglione Alpini, dava prova di valore e di sprezzo del pericolo, organizzando a salda difesa le posizioni affidategli ed infondendo nei dipendenti alto spirito aggressivo. In occasione di un attacco nemico contro altro reparto viciniore, di sua iniziativa e con cameratesco senso di cooperazione, contrattaccava l’avversario costringendolo alla fuga, inseguendolo a lungo, infliggendogli gravi perdite e catturando prigionieri e armi. Pendici di Faqja e Gurit, Fronte Greco-Albanese, 19-30 dicembre 1940“. Sul fronte greco, visse tutte le alterne vicende delle forze italiane, fino alle controffensive del marzo 1941 che avrebbero dovuto rompere lo schieramento avversario in Val Desnizza: tra il 9 e l’11 aprile successivo, mentre guidava un assalto, sempre in testa ai suoi Alpini, venne ferito a morte. Promosso postumo Tenente Colonnello, alla Memoria di Alessandro Annoni venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare: “Combattente di leggendario valore, soldato per tradizione e per temperamento, insuperabile comandante di battaglione alpino, in quattro mesi di dura guerra faceva delle sue compagnie un solido strumento bellico. Durante un’azione offensiva conduceva animosamente il suo Battaglione oltre il confine; contrattaccato per l’alto, intuiva subito l’audace mossa nemica e la neutralizzava con efficace intervento. Mentre animava con l’esempio e la parola i suoi alpini cadeva colpito a morte. Negli ultimi istanti dell’agonia, sempre pensando alle sue responsabilità di comandante, di cui aveva fatto un apostolato, indicava ancora con la mano i movimenti da compiere, mentre le ultime fiere parole d’incitamento si spegnevano sul suo labbro. Maqellara-Dehar, Fronte Greco), 9-11 aprile 1941“.

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