L’ultimo assalto dell’Ardito Vittorio Leonardi

Quello del 25 ottobre 1918, sulle pendici del Monte Pertica fu, per il Capitano Vittorio Leonardi, l’ultimo assalto. Non riuscì fino in fondo a gioire della vittoria italiana, avvenuta appena dieci giorni dopo, 4 novembre, su “uno dei più potenti eserciti del mondo”. Quel 25 ottobre, alla testa della sua compagnia di Arditi, piombò nelle trincee austriache, occupandole e contendendole al nemico in un furioso combattimento, spesso condotto all’arma bianca e con il lancio di bombe a mano. Non volle ritirarsi neanche quando, ferito alla testa, i suoi commilitoni volevano che si recasse al più vicino posto di medicazione: ormai la posizione era conquistata e i suoi soldati avrebbero potuto (e saputo) far da soli. Ma lui volle rimanere con loro, a infondere coraggio e a dare ordini precisi e chiari in vista del contrattacco. Che avvenne, furioso. Poco distante da lui, una granata, esplodendo, lo investì in pieno: non un lamento, non un gemito. Ma solo la consapevolezza di cadere per l’Italia. Esalò l’ultimo respiro a bordo di un’ambulanza nel vano tentativo di raggiungere l’ospedale. Gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria: “Capitano in un reparto d’assalto, dotato di altissimo ardimento e di nobilissime virtù di patriota, in aspra lotta, sotto fuoco micidialissimo e in tragiche azioni di corpo a corpo, conquistava con i suoi Arditi munitissima posizione nemica. Ferito alla testa, non si allontanava dal suo posto di combattimento, rimanendo sempre l’anima e la forza incitatrice per respingere reiterati contrattacchi nemici. Colpito mortalmente, non cessò d’incitare l’impeto dei suoi finché esalò l’ultimo respiro. Cima Pertica, 25 ottobre 1918”.

Prima di approdare ai reparti d’assalto, a quegli Arditi che armati solo di pugnale tra i denti e bombe a mano guadavano il Fiume Piave come dei caimani, l’allora Sottotenente Leonardi prese parte al conflitto inquadrato nel 21° Reggimento Fanteria, Brigata Cremona, con cui sostenne i combattimenti dell’agosto 1916 nella zona di Gorizia. Sviluppatasi la Sesta Battaglia dell’Isonzo, la Brigata Cremona prese parte attiva alla battaglia che, dal 10 agosto, permise di scacciare gli Austriaci dalla testa di ponte di Gorizia, e inseguendoli fino alla cima del Monte Debeli. Ferito gravemente in un successivo combattimento, dopo un periodo di riposo e promosso al grado di Tenente, venne trasferito alla 213a Compagnia Mitraglieri Fiat, inquadrata nel 53° Reggimento Fanteria, Brigata Umbria, impegnata in quel momento in accaniti combattimenti lungo il Monte Piana e la valle del Lago di Misurina. Transitato, a domanda, nel XVIII Reparto d’Assalto contestualmente alla promozione a Capitano, seguì le alterne vicende conseguenti la battaglia di Caporetto. Ma non si perse d’animo e fece di tutto per infondere anche nei suoi sottoposti quella determinazione di continuare a combattere. Vittorio Leonardi ideò e pianificò numerosi assalti e incursioni tra le linee nemiche, arditi colpi di mano nelle trincee, fino a quando, il 16 settembre 1918, si rese protagonista di un nuovo attacco, nel corso del quale riuscì a catturare un ingente numero di soldati nemici e di materiali. Azione che gli valse la Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Con grande abilità, organizzò e compì un colpo di mano su posizione nemica. Lanciatosi avanti trascinò il proprio reparto che, con impeto travolgente, piombò addosso all’avversario facendo tutti prigionieri e catturando armi e materiali. In violenti corpo a corpo con gruppi nemici destò l’ammirazione dei dipendenti. Trincea d’Abete, 16 settembre 1918”.

E poco più di un mese dopo, quando i cannoni italiani diedero inizio, il 24 ottobre 1918, a quella grande battaglia decisiva tra il Massiccio del Grappa, il Fiume Piave, il Trentino ed il Friuli, agli Arditi del XVIII Reparto d’Assalto venne assegnato un compito tutt’altro che facile: condurre l’assalto al Monte Pertica, assieme alle restanti forze italiane della Brigata Pesaro. L’attacco ebbe inizio la mattina, intorno alle ore 09.00, del 25 ottobre: nonostante l’ostinazione del nemico, la cima venne raggiunta, ma al costo di gravissime perdite. Tra l’attacco principale e il successivo contrattacco austriaco, gli Italiani dovettero lamentare quasi 1500 caduti, tra morti e feriti. Tra questi, anche il Capitano Vittorio Leonardi, colpito a morte mentre tentava di organizzare la difesa. Il giorno dopo, con una Brigata Pesaro ormai esausta e decimata, gli Austriaci riuscirono ad impossessarsi nuovamente del Pertica, dopo un violento bombardamento dell’artiglieria: solo un nuovo, successivo contrattacco condotto dalla Brigata Modena, e dalle Brigate Firenze e Roma giunte in rinforzo, determinò la definitiva conquista della cima. La strada per Vittorio Veneto era definitivamente aperta.

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