Paolo Thaon di Revel, l’Ammiraglio della Vittoria

Thaon di Revel. Il grande ammiraglioVenne insignito del titolo onorifico di Duca del Mare e di quello di Grande Ammiraglio, unico alto ufficiale della Regia Marina ad averlo mai ricevuto. Paolo Thaon di Revel, una vita passata sul mare, rappresentò, per i marinai italiani, quello che fu il Generale Armando Diaz per il Regio Esercito. Anche l’Ammiraglio Revel, quel 4 novembre 1918, scrisse il Bollettino della Vittoria, indirizzato a quella flotta che guidò abilmente nel corso del conflitto mondiale contro l’Austria-Ungheria e che tante epiche pagine di storia (e di gloria) scrisse grazie al valore dei suoi uomini. Non è passato alla storia come quello del Generale Diaz, ma in esso traspare ugualmente tutto il sacrificio dei Marinai d’Italia: “Tutti gli italiani conoscono i nomi dei singoli eroi e delle vittorie fulminee, ma non a tutti è nota l’opera silenziosa, aspra, generosa, compiuta in ogni ora, in ogni evento, in ogni fortuna, quando solamente una assoluta dedizione al dovere poteva superare l’imparità delle condizioni e la durezza degli ostacoli. Sappia oggi la Patria, di quanti sforzi ed eroismi ignoti è fatta questa sua immensa Gloria”. E oggi, grazie al saggio dedicato proprio alla figura di Paolo Thaon di Revel, scritto con grande cura dal Giornalista Pier Paolo Cervone, la vita e l’operato del Grande Ammiraglio della Regia Marina Italiana.

Paolo_Emilio_Thaon_di_Revel1. Thaon di Revel rappresenta, per la Regia Marina, ciò che fu Armando Diaz per i fanti del Regio Esercito. Non è così?
Direi di sì. Tutti e due hanno saputo innovare e ridare fiducia ai loro uomini. La pagina nera di Caporetto doveva essere cancellata. E loro lo hanno fatto. Come? Con tutta una serie di misure. L’Ammiraglio fa sbarcare in totale cinque battaglioni di artigliera e di fucilieri. Quando i marinai vivono la tragica esperienza delle trincee, in particolare nella difesa di Venezia che viene attaccata a più riprese dagli Austriaci, Thaon fa trasferire a terra quanti più cannoni è possibile, togliendoli addirittura dalle navi. Gli strenui combattenti si svolgono alle foci del Piave dove il nemico viene fermato. Il Reggimento Marina, con i Battaglioni Grado, Caorle, Golametto e Monfalcone, paga un altissimo tributo di sangue: 384 morti e più di 1500 tra feriti e mutilati. E’ il primo reparto di Fanteria di Marina, forse il primo reggimento di marines che si sia visto in Europa. Nel maggio del 1918 riceve la Bandiera di Combattimento. Un anno dopo, il 17 marzo 1919, un Regio Decreto sancisce ufficialmente la nascita della Fanteria di Marina. Venezia fa di più: il Sindaco Filippo Grimani, il 5 marzo 1919, dona al reparto il nome di San Marco, Patrono della città, e il proprio stemma, il leone alato. Nei drammatici giorni di Caporetto, mentre i Fanti di Marina combattono sulla improvvisata linea (dalle foci del Tagliamento a Latisana, a Casa Cornoldi e alle Fornaci di Brazzà sul basso Piave) Revel ritiene opportuno lasciare Roma e tornare a Venezia, diventata il fulcro della resistenza italiana. Venezia dev’essere difesa dagli uomini e dai cannoni della Marina.

2. In un’epoca di passaggio tra Ottocento e Novecento, Thaon di Revel fu un grande riformatore e uomo di ampie vedute per la forza navale. A cosa si deve questo spirito e questa capacità?
Si deve alla sua lunga esperienza di uomo di mare, ancorchè torinese di nascita ed erede di una famiglia feudataria originaria della Savoia e sempre al servizio dei Savoia. Ma nello stemma del casato è anche raffigurato il mare. Dopo cinque anni di studio (due a Napoli, tre a Genova) il giovane Thaon sale a bordo della Nave Scuola dell’epoca, il Vittoro Emanuele, per la sua prima crociera. Dura dal 15 luglio al 2 novembre 1873. E quando sbarca non è così convinto di fare quella vita. Lontano da casa, dagli affetti della famiglia (il padre è già morto), terrà un lungo epistolario prima con la madre e poi con la moglie, le due donne della sua lunga vita. Lettera da Lisbona alla mamma: “La Marina per il navigare mi piace, ma quando si va in paesi e città stranieri il pensare che, sopra cento giorni di viaggio, settanta sono di navigazione, è una vita così monotona che mi piace nulla”. Cambierà idea. E dopo aver comandato numerose unità, parteciperà alla campagna per la conquista della Libia (1911-1912) e con il grado di Contrammiraglio sarà al comando della Seconda Divisione della Seconda Squadra. Nel 1913 è Capo di Stato Maggiore della Marina. E’ stato un grande riformatore perchè conosceva a fondo i problemi che doveva affrontare.

MAS3. Come affronto Thaon di Revel l’ingresso nel conflitto mondiale? Quali innovazioni apportó per la Regia Marina?
All’improvviso, con la firma del Patto di Londra, di cui non sanno nulla e non conoscono nulla, Esercito e Marina scoprono che il nemico non è più lo stesso. Dopo aver costruito per trent’anni una flotta destinata a combattere unità francesi e inglesi, all’improvviso il nemico torna ad essere quello vecchio, ovvero l’Imperiale Regia Marina austro-ungarica. Piccola, ma ben organizzata con un ottimo arsenale, la base di Pola. E buoni cantieri navali a Monfalcone, Trieste e Fiume. Basi a Sebenico, Spalato e Cattaro. Una costa piena di isole e insenature. Per noi la guerra nell’Adriatico non doveva avere carattere risolutivo. Le sorti del conflitto si sarebbero decise nello scontro tra gli eserciti. Mentre sugli scali italiani erano in costruzione cinque corazzate da 25 mila tonnellate (enteranno in servizio tra il maggio 1914 e il marzo del 1916) il nuovo Capo di Stato Maggiore punta sul naviglio leggero. Nel luglio del 1913 presenta un programma basato su 64 cacciatorpediniere e altrettanti sommergibili. Quando la guerra va ad incominciare non abbiamo a disposizione nel navi impostate nel 1912 (Caio Duilio e Andrea Doria) e le quattro grandi unità da battaglia della Classe Caracciolo (Morosini, Colonna, Colombo e appunto Caracciolo). L’Adriatico può essere paragonato a un gigantesco fosso pieno d’acqua, limitato da una parte da una sponda bassa, dall’altra da un muro a picco. La sponda bassa è quella italiana, il muro è rappresentato dal nemico. Il conflitto, nelle vedute di Revel, doveva garantire il dominio italiano sull’Adriatrico e liberare una volta per tutte la Marina italiana dalla sindrome di doversi preparare a condurre contemporaneamente una guerra a levante e una a ponente e meridione. Ovvero: una guerra a Est in Adriatico, contro un nemico in possesso di una netta superiorità geostrategica e una guerra a ovest e a sud per assicurare la libertà delle comunicazioni marittime nel Mediterraneo. Bastano cinque mesi per far scoppiare un altro conflitto. Quello tra Revel e Luigi Amedeo di Savoia, capo della flotta. I due concepiscono la guerra in modo diametralmente opposto. Il Duca vorrebbe affrontare la squadra navale nemica in mare aperto e vendicae l’onta della battaglia di Lissa. Thaon è più prudente e pensa piuttosto alla difesa delle nostre coste. Nel mirino di Vienna, nei primi mesi del conflitto, ci sono Porto Corsini, Senigallia, Ancona, Vieste, Manfredonia e Barletta. Numerose le vittime tra la popolazione. Il 1° ottobre 1915 l’Ammiraglio torinese si dimette e va a dirigere il Dipartimento di Venezia. Ma prima comunica la propria insindacabile decisione a Vittorio Emanuele III con queste parole: “Maestà devo combattere e guardarmi dagli Austriaci, dagli Alleati e dagli Ammiragli italiani. Le assicuro che i primi mi danno meno da fare degli altri due”. Ma quando torna in sella, a discapito del Principe costretto alle dimissioni a causa delle ingenti perdite (due incrociatori e tre corazzate, di cui due per atti di presunto sabotaggio), Thaon imprime la svolta. Per difendere la costa punta sui treni armati, per attaccare il nemico ecco i MAS. Con Revel ne entreranno in servizio ben 320. Si potenzia anche l’aviazione navale. Partiamo con 25 idrovolanti, due dirigibili e una nave appoggio. Concludiamo il conflitto con diciassette dirigibili e 675 aerei. Non a caso l’Ammiraglio di Torino è sì considerato il “papà” dei MAS, ma anche dell’aviazione navale.

Bollettino Vittoria Navale4. Thaon di Revel fu anche Ministro di Mussolini, ma per pochi mesi. Gli andava stretto il ruolo del politico dopo una vita passata per mare?
Diciamo subito una cosa. Revel aderisce subito al Fascismo. Lo fa in modo convinto. Alla vigilia della marcia su Roma si trova a Napoli, proprio nei giorni dell’adunata di Camicie Nere nel campo sportivo dell’Arenaccia. E il 31 ottobre 1922, a salutare i reparti di Mussolini che sfilano sotto il balcone del Quirinale, a fianco del sovrano, ci sono lui e Diaz. Vittorio Emanuele III vuole i due vincitori della Grande Guerra (per terra e per mare) al suo fianco. Non solo sul terrazzo, anche al Governo. Devono essere i suoi “sorveglianti” dell’esperimento di governo fascista. Rappresentano la garanzia del presente e del futuro. Simboli di una continuità dinastica e democratica. Non andrà proprio così. Dopo la crisi di Corfù, dopo il delitto Matteotti, le strade del Grande Ammiraglio e del Duce si dividono. Thaon non accetta la decisione del Capo del Governo di modificare l’ordinamento del comando supremo e collocare al vertice, in via definitiva, un Generale dell’Esercito. Non può condividere un disegno che umilia e mortifica la Marina. A cui presto si si aggiungono i contrasti derivanti dalla costituzione dell’Aeronautica quale Arma a sè stante. Nella primavera del 1925 ad abbandonare l’incarico non è solo Revel ma anche il Generale Antonino Di Giorgio che vede bocciato il proprio progetto di riordino dell’Esercito. Dal Sud America rientra in Italia il Generale Pietro Badoglio, perdonato da Mussolini. Da qui in poi Tahon sparisce. E diventa il monumento di se stesso. Senatore del Regno, Collare dell’Annunziata, più un lungo elenco di titoli e onorificenze. Il Sovrano, all’indomani della caduta del Fascismo, lo nomina Presidente del Senato. Ma senza Senatori. Non avrà mai il piacere di presiedere una seduta. Dopo l’8 settembre 1943 crolla l’Italia e il suo mondo.

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