Gli Spagnoli decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare

Legionari in SpagnaDa quando venne istituita, nell’ormai lontano 21 maggio 1793 da Vittorio Amedeo III di Savoia, la Medaglia d’Oro al Valor Militare è stata conferita ogni qual volta un militare (ma anche un civile) si è reso protagonista di eccezionali fatti e azioni durante la guerra. Spesso, sono state conferite alla memoria, quale massimo segno di riconoscenza per chi aveva sacrificato la propria stessa vita. E non sono stati insigniti solo Italiani con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, ma anche stranieri: il Tenente Coleman De Witt, aviatore statunitense abbattuto nell’ottobre 1918, Ibrahim Farag Mohammed e Unatù Endisciau, due Ascari caduti nelle colonie africane nel corso del secondo conflitto mondiale e quattro partigiani sovietici rimasti uccisi tra il 1944 e il 1945 le fasi più cruente della guerra civile in Italia. E durante la guerra di Spagna, che vide opporsi le forze nazionaliste a quelle del Governo Repubblicano, furono tre i militari di Madrid a vedersi conferita la massima onorificenza italiana. Severino Vazquez aveva venticinque anni quando, lasciando gli studi universitari che aveva intrapreso, decise di arruolarsi nei carristi d’assalto del Segundo Tercio. Impegnato in combattimento assieme ad alcune unità di carri armati italiani, il 21 agosto 1938 il suo mezzo, sul quale si trovava assieme al Caporale Renato Catena, si ritrovò immobilizzato dietro le linee nemiche. Sul veicolo corazzato si riversò allora un’impressionante pioggia di fuoco e, consci della prossima fine, Vazquez e Catena decisero di sparare ogni singolo proiettile che avevano, fino a quando, esaurite le munizioni, vennero sopraffatti. A Vazquez venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, così come a Renato Catena: “Pilota di carro d’assalto, immobilizzato per avaria entro le linee nemiche, anziché abbandonarlo e cercare la salvezza nella fuga o nella resa, tentò, finché ebbe munizioni, di contendere la preziosa preda, pur sapendo di andare incontro a sicura morte. Il nemico lo finiva a colpi di rivoltella attraverso gli sportelli. Carrista ammirato per il suo valore, coronava, col sacrificio supremo, la generosa esistenza. Zona Cuatro Caminos-Corbera, 21 agosto 1938″.

Carlos de Haya GonzálezCarlos De Haya Gonzalez, invece, era un Pilota, il cui valore in combattimento venne riconosciuto anche dalle forze avversarie. Quando scoppiò la guerra civile, chiese di servire a fianco dell’Aviazione Legionaria, il corpo di spedizione della Regia Aeronautica  che Benito Mussolini costituì in supporto a Francisco Franco. Assegnato al XXIII Gruppo Asso di Bastoni, equipaggiato con velivoli biplani da caccia Fiat CR32, prese parte a numerose missioni di guerra, dopo un’esperienza maturata sui velivoli da trasporto tedeschi Junkers Ju52. Il 21 febbraio 1938, durante un’ennesima sortita in volo, quando si accorse che un velivolo italiano era attaccato da più aerei avversari, si gettò nella mischia, ingaggiando un furioso combattimento con le armi di bordo. Il combattimento che ne seguì vide gli aerei affrontarsi così vicini che, durante una manovra di attacco, con il suo CR32 colpì in pieno un velivolo nemico, precipitando al suolo in una palla di fuoco. La motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria riporta in sé tutto l’eroismo di questo pilota spagnolo: “Combattente di eccezionale valore, campione di ogni virtù civile e militare, fautore entusiasta degli ideali fascisti, chiese di combattere nei ranghi dei fratelli italiani. Nel combattimento del 21 febbraio 1938, nel cielo di Teruel lanciandosi tutto solo in soccorso di un nostro apparecchio attaccato da numerosi caccia nemici, nel generoso tentativo di abbattere un velivolo avversario lo serrava tanto da vicino da investirlo, incontrando morte gloriosa. Esempio sublime di fratellanza, di senso del dovere e di cosciente arditezza. Cielo di Teruel, 21 febbraio 1938″.

Joaquín García MoratoInfine, l’Asso degli Assi, colui che da solo riuscì ad abbattere ben quaranta velivoli nemici, di cui uno a bordo di un Nieuport-Delage NiD52, tre con un Heinkel He51 e trentasei con un Fiat CR32: Joaquín García Morato. Ottenne la sua prima vittoria aerea il 12 agosto 1936: neanche un mese, dopo, l’11 settembre, grazie al suo quinto abbattimento, venne dichiarato Asso. La sua indiscussa abilità in volo crebbe notevolmente quando, con un esiguo numero di piloti spagnoli, il 18 febbraio 1937, si lanciò contro un numeroso gruppo di velivoli nemici durante una missione di scorta ad alcuni bombardieri. Ebbe l’onore di costituire una delle prime pattuglie nazionaliste, la Patrulla Azul, elevata poi a Escuadrilla, assumendone il comando con il grado di Capitano. Terminata la guerra, con le quaranta vittorie accredita più altre dodici non confermate, venne insignito dal Governo Italiano della massima onorificenza al Valor Militare: “Aviatore di leggendario valore dedicava l’intelligenza, il cuore, la fede in difesa della Patria assediata dal bolscevismo, affratellato ai piloti legionari italiani, condivideva in numerosi combattimenti la macchina, la bravura, l’ardimento e soprattutto la nobiltà dell’ideale per liberare dalla barbarie il cielo di Spagna. Simbolo puro dell’eroismo che distingueva tutte le genti che vollero la Spagna risorta, non esitava, campione dello spirito cavalleresco che è tradizione del popolo spagnolo a lanciarsi da solo contro quaranta velivoli avversari abbattendone due e a sfidare l’ira nemica in tutte le battaglie e tornandone per oltre cinquanta volte vittorioso. Ha offerto la vita, con dedizione assoluta e sublime, al trionfo del puro idealismo su ogni materia terrena ed è stato perciò esempio di fulgido sacrificio a tutte le genti. Cielo di Spagna, 18 luglio 1936-31 marzo 1939″. Joaquín García Morato trovò la  morte il 4 aprile 1939 nei cieli di Grinon, durante un’esibizione aerea.

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