Il progetto nucleare dell’Argentina di Peron

Ronald Richter e Juan Domingo PerónScrive Angelo Baracca in A volte ritornano: il nucleare, a proposito del tentativo intrapreso dall’Argentina di Juan Domingo Peron di entrare nel novero delle potenze in possesso della tecnologia nucleare: “Il Presidente Peron diede credito a uno scienziato austriaco, Ronald Richter (che era arrivato in un’operazione pianificata nel 1947-1948 di emigrazione di scienziati tedeschi con passaporti falsi) e nel 1951 annunciò nientemeno che la realizzazione della fusione nucleare controllata”. Ma come erano giunti gli Argentini a compiere gli studi necessari per poter sviluppare i primi rudimenti della ricerca nucleare? A cosa si doveva questo interessamento del Governo di Peron alla costruzione di un reattore atomico, primo passo per la realizzazione dell’arma suprema, allora in possesso soltanto degli Stati Uniti? Tutto ebbe inizio negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale, quando i Sovietici combattevano per le strade di Berlino e gli Anglo-Americani si fermavano sul Fiume Elba lasciando così la Capitale del Reich bottino esclusivo di Stalin. Ma accanto ai soldati, iniziarono a muoversi per l’Europa anche agenti segreti, scienziati, strani personaggi alla ricerca di segreti militari e tecnologici: gli Stati Uniti erano interessati al campo della missilistica, agli studi di Werner von Braun e allo stato di avanzamento dei Tedeschi nello sviluppo di un’arma atomica. Così come i Russi. Parallelamente, molti gerarchi nazisti, industriali e scienziati più o meno collusi con il defunto regime si adoperarono per ricercare dei salvacondotti per lasciare l’Europa sotto mentite spoglie.

Ronald RichterE tra coloro che riuscirono a fuggire vi fu proprio Ronald Richter, fisico che negli anni del conflitto mondiale aveva dedicato le sue ricerche alla costruzione di un acceleratore di particelle, in un’equipe formata anche dai colleghi Max Steenbeck e Manfred von Ardenne: sui loro studi riuscirono a metterci le mani sopra i soldati sovietici, tanto da continuarne le ricerche per tutti gli Anni Cinquanta. Prendendo la via del Sud America, Richter giunse in Argentina nel 1947 su invito dello stesso Presidente Peron e su suggerimento di Kurt Tank, ingegnere aeronautico e pilota collaudatore tedesco, realizzatore, tra le altre cose, del Caccia Focke Wulf Fw190. Non passò molto tempo prima che Richter entrasse nelle grazie del Capo di Stato argentino, ansioso di sviluppare anche nel proprio paese quella tecnologia che era stata in grado di accelerare la fine del secondo conflitto mondiale: Peron diede letteralmente carta bianca all’ex scienziato tedesco, finanziando con una grande spesa pubblica la costruzione degli stabilimenti necessari per lo sviluppo di una prima pila atomica, simile a quella che Enrico Fermi, nel dicembre 1942, testò con successo nei sotterranei dell’Università di Chicago. Prese così avvio il Progetto Huemul, dal nome di un’isola della Patagonia trasformata in un grande laboratorio dove Richter e il suo team diedero avvio alle ricerche. Ma il Progetto Huemul voleva andare ben oltre: nelle intenzioni degli scienziati c’era la volontà di realizzare il primo reattore a fusione nucleare, utilizzando atomi di deuterio. Ed effettivamente, le prime teorizzazioni in tal proposito furono formulate proprio da Richter stesso (e da altri scienziati, come Kurt Diebner e  Walter Gerlach) durante le iniziali ricerche compiute in Germania.

Progetto HuemulCon un finanziamento complessivo di oltre trecento milioni di dollari (una cifra immensa per l’Argentina degli Anni Cinquanta), nel 1949 sull’Isola di Huemul, sotto l’attenta supervisione di Richter, venne realizzato un primo reattore, alto dodici metri: nel marzo 1950 iniziarono i primi test ed esperimenti, che portarono alla realizzazione di un secondo reattore, più piccolo, posto in una costruzione in cemento armato sottoterra. L’idea iniziale degli scienziati era quella di immettere del litio e dell’idrogeno all’interno di un cilindro, causando poi una scarica elettrica: il cilindro avrebbe dovuto fungere da reflettore, rilanciando l’energia sotto forma di “scintille” che avrebbero mantenuto viva la reazione. Il 16 febbraio 1951, Ronald Richter annunciava al mondo intero l’avvenuta fusione nucleare controllata: l’entusiasmo di Peron era alle stelle, adesso anche l’Argentina era una potenza nucleare, pronta a realizzare altri ambiziosi progetti. Ma presto tutto quanto si rivelò un bluff. Molti fisici e scienziati iniziarono ad avanzare dubbi e perplessità, tra i quali Enrico Fermi, che si disse alquanto scettico, mentre Edward Teller, il futuro padre della bomba all’idrogeno, basata proprio sul principio della fusione nucleare innescata da una fissione, etichettò Richter come un pazzo, non risparmiandolo ad un duro attacco. Dirà infatti Teller a proposito delle dichiarazioni avvenute dopo la presunta fusione controllata: “Leggendo la prima riga pensavo fosse un genio, leggendo la riga successiva ci si rende conto che è un pazzo”. Passò appena un anno prima che l’intero Progetto Huemul venisse definitivamente abbandonato, dopo che due inchieste condotte dai militari argentini sull’isola accertarono che nessuna fusione nucleare fosse mai avvenuta. Ronald Richter venne ritenuto inadeguato e sollevato da tutti gli incarichi, mentre Peron dovette abbandonare i sogni di sviluppare l’energia nucleare: quei trecento milioni di dollari spesi per il progetto, continuarono a pesare come un macigno sull’intero bilancio statale ancora per molto a lungo.

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