Angelo Parona, primo Comandante di BETASOM

Ne curò personalmente l’allestimento e la costruzione, compiendo lui stesso, in territorio francese, ricognizioni e viaggi per scegliere la località più idonea: il Contrammiraglio Angelo Parona, dopo un’attenta analisi, scelse così una cittadina francese poco distante dall’Oceano Atlantico, bagnata dalla confluenza dei Fiumi Garonna e Gironda. Nasceva BETASOM, la base dei sommergibili italiani destinati alla lotta ai convogli alleati in oceano, che ascriveranno pagine di gloria e di eroismo per l’intera Regia Marina. Erano gli Atlantici, come Atlantici furono, negli Anni Trenta, altri coraggiosi pionieri: quelli con le ali dorate di Italo Balbo, che per primi si lanciarono in crociere aviatorie quasi impensabili e che solo grazie all’arditismo di pochi poterono essere portate a termine. Angelo Parona, in questo, fu colui che rese possibili le imprese dei vari Carlo Fecia di Cossato, Alberto Crepas, Giuliano Prini, Salvatore Pelosi ed altri che, sfidando la vigilanza dinanzi Gibilterra, attraversarono quelle Colonne d’Ercole che, a similitudine dei limiti imposti dagli Dei all’Uomo, rappresentavano l’unico accesso alle infinite distese oceaniche. Un onere e un onore, quello di Angelo Parona, riconosciuto dagli stessi alleati tedeschi che, il 16 settembre 1941, vollero insignirlo della Croce di Ferro di Prima Classe, con una motivazione che, come riportava l’edizione del 23 settembre seguente del Corriere della Sera, evidenziava l’ingegno tutto italico nel creare da nulla una base all’avanguardia: “Comandante dei sommergibili italiani in Atlantico, creava in territorio di occupazione una base sommergibili modello di organizzazione e di ingegnosità, e con tenacia e altissimo sentimento del dovere, superava ogni difficoltà e infondeva nei comandanti ed equipaggi dipendenti un alto spirito aggressivo, riuscendo a ottenere brillanti risultati e contribuendo alla guerra atlantica con perfetto spirito di collaborazione e fraternità d’armi con la Marina Germanica”.

Formatosi sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, in forza ad una nuova specialità che nei pressi di Monfalcone muoveva anch’essa i suoi primi passi gloriosi, la Fanteria di Marina, l’allora Tenente di Vascello Parona si distingueva al comando di una batteria costiera, guadagnandosi, nel maggio 1916, la Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Comandante di Batteria, rimaneva al suo posto nell’osservatorio sotto violentissimo ed ininterrotto tiro di artiglieria di medio e grosso calibro, fornendo utilissime indicazioni. Sviluppatosi un incendio in un bosco, in seguito ad un intenso gettito di granate nemiche, ne dirigeva lo spegnimento, nonostante il nutrito, violento fuoco di interdizione dell’artiglieria avversaria, riuscendo così a scongiurare gravissimi danni. Monfalcone, 16-17 maggio 1916″. Ma fu quando transitò, durante il conflitto, all’arma subacquea che legò indissolubilmente il suo nome, in un connubio perfetto, al destino di quegli equipaggi che passeranno da BETASOM. Al comando del Sommergibile F-17 pattugliò a più riprese il Mar Tirreno e l’Alto Adriatico, sfuggendo alla caccia avversaria e meritandosi, alla fine del conflitto, una Medaglia di Bronzo al Valor Militare: “Comandante di sommergibile attaccava ripetutamente con ardimento convogli nemici in una località minata e si sottraeva con calma e perizia ad una attiva caccia di siluranti. Alto Adriatico, 15 luglio 1918″. Allestita BETASOM in tempi rapidi, partirono dalle città di Taranto, Napoli e La Spezia, uno dopo l’altro, tra agosto e settembre 1940, ben ventisette sommergibili di tipo oceanico, che superarono, senza non poche difficoltà, il varco di Gibilterra. Una vera e propria sfida per ogni Comandante, per ogni equipaggio, per ogni Sommergibile. Una sfida che già allora sapeva di epopea, di un coraggio che il Corriere della Sera, il 9 settembre 1940, non mancò di ricordare a tutti gli Italiani: “è interessante notare come l’audacia dei nostri Sommergibilisti si sia spinta proprio alle soglie di quella rocca e di quelle porte che costituiscono non solamente le Colonne d’Ercole del mito, ma anche, è il caso di dirlo, le Colonne d’Ercole britanniche, messe da una secolare usurpazione a guardia dello sbocco del Mediterraneo verso quell’Oceano che un Italiano per primo varcò donando alla vecchia Europa un nuovo mondo […]. Il catenaccio di Gibilterra funziona male, ormai, da parecchi punti di vista. Il catenaccio, per quanto si pensi a Londra che fosse sprangato, ha lasciato, come i nostri comunicati hanno segnalato attraverso la notizia delle azioni svolte dai nostri Sommergibili nell’Atlantico, filtrare le nostre unità subacquee, che sono andate a svolgere la loro missione in pieno Atlantico, sulle varie rotte dei rifornimenti nemici”.

Non poté assaporare, l’Ammiraglio Parona, tutte le vittorie che i “suoi” Atlantici conquistarono fino alla fine del conflitto: promosso ad Ammiraglio di Divisione, dovette cedere il comando della base francese al Capitano di Vascello Romolo Polacchini, venendo richiamato nel teatro mediterraneo e assumendo il comando della Terza Divisione Incrociatori e prendendo parte con essa, imbarcando sull’Incrociatore Gorizia, alle Battaglie della Sirte, a quella di Mezzo Giugno e di Mezzo Agosto.

L’armistizio lo colse a Roma, mentre si trovava al Ministero della Regia Marina: alla fine della guerra, venne fatto oggetto di un’inchiesta da parte della Commissione per l’Epurazione Fascista, per non essersi opposto ai Tedeschi che occuparono la Capitale, nonché di aver consegnato parte della sua documentazione al Capitano di Vascello Carmine D’Arienzo, già Comandante dei Cacciatorpediniere Lanciere e Corazziere, che continuò a combattere nella Marina Nazionale Repubblicana del Governo di Salò e che poi assunse l’incarico di Addetto Navale a Berlino presso l’Ambasciatore Filippo Anfuso. All’atto del congedo, con il grado di Ammiraglio di Squadra, Angelo Parona era stato anche insignito, durante l’aprile 1942, della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia: “Dopo aver comandato per 13 mesi le forze subacquee italiane in Atlantico, organizzandone la base e regolandone l’impiego in collaborazione con il Comando dei sommergibili alleati, passato successivamente al Comando di una Divisione di incrociatori, compiva con essa varie e ben condotte operazioni e la portava brillantemente al fuoco nella prima e nella seconda battaglia della Sirte. Esempio costante di decisa energia e di spirito combattivo. Zona di operazioni, settembre 1940-marzo 1942“.

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